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Lazio: stop allo spreco di prodotti nuovi, nel collegato norma su riutilizzo dei resi

Alessandro Capriccioli


“Com’è recentemente emerso da alcune inchieste giornalistiche, molto spesso per le aziende della grande distribuzione è più conveniente mandare al macero i prodotti resi, anche se non danneggiati, piuttosto che riconfezionarli e metterli di nuovo in vendita.

Questo conduce, nella pratica, alla distruzione immotivata di un numero enorme di beni che, oltre a rappresentare uno spreco, ha un forte impatto ambientale. Da oggi, perlomeno nel nostro territorio, questo fenomeno potrà essere arginato: la regione Lazio, grazie a un mio emendamento al collegato approvato questa notte, si farà carico di redigere dei protocolli tra aziende distributrici ed enti pubblici e privati per promuovere il riutilizzo dei resi e destinarli a scopi di utilità sociale”. 

Così in una nota Alessandro Capriccioli, consigliere regionale del Lazio di +Europa Radicali.


“Il problema dei resi nella grande distribuzione è imponente: si parla di circa 100mila prodotti distrutti soltanto da Amazon ogni mese nei poli logistici del territorio. La criticità più evidente è quella ambientale, dal momento che mandare al macero oggetti nuovi o semi nuovi significa aggravare ulteriormente un problema già critico come quello dello smaltimento dei rifiuti, per non parlare del dato relativo allo spreco di prodotti che potrebbero essere utilizzati e vengono invece distrutti.


In Italia esiste una ‘legge antispreco’ (la 166/2016), che si concentra in modo particolare sulla redistribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici: con il provvedimento approvato oggi nel Lazio il campo si allarga anche ad altri oggetti (come gli elettrodomestici o i capi di abbigliamento) e si rivolge in modo particolare ai marchi della grande distribuzione. Una piccola rivoluzione – conclude – che speriamo venga replicata anche in altre regioni, nell’interesse dell’ambiente e di chi, all’interno della nostra comunità, vive situazioni di disagio e potrebbe essere aiutato a costo zero”.

21 febbraio 2020