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Togli il denaro e sconfiggerai le mafie. Le tante Caivano si bonificano con l’antiproibizionismo

di Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani, pubblicato su Il Dubbio del 5 settembre 2023

“Segui il denaro troverai la mafia” era uno dei motti di Giovanni Falcone, il nostro è “togli il denaro e sconfiggerai la mafia”. Falcone era un magistrato, giustamente si occupava della parte investigativa, noi siamo Radicali facciamo politica quindi abbiamo il compito di proporre soluzioni. Di denaro ce n’è tanto. Però quasi nessuno dà i numeri: sono spaventosi. Per conoscere quelli degli ultimi anni basta prendere una tabella dell’Istat: “Principali aggregati economici per tipologia di attività illegale. 2012-2020”. La voce più grande è quella relativa al traffico di droga: 135 miliardi di euro in nove anni, 15 miliardi all’anno. Un dibattito serio sulla criminalità organizzata dovrebbe partire da queste cifre e porsi una domanda: le politiche proibizioniste hanno diminuito il fiume di denaro che entra nelle casse della camorra, della mafia e della ‘ndrangheta? La risposta è no! Dall’ammontare miliardario anno dopo anno, si noterà uno scostamento piccolo, si evince, quindi, come la politica securitaria proibizionista – più poliziotti, magistrati, cani antidroga, ecc. ecc. – abbia portato risultati quasi nulli a fronte di una ingente spesa pubblica proprio sulla sicurezza.

Basta fare un piccolo esempio per capirci. I momenti più alti della lotta alla mafia in Italia sono stati due: il maxiprocesso del 1986 e la mobilitazione negli anni 90 dopo la morte dei giudici Falcone e Borsellino. Possiamo dire che da allora le mafie sono state sconfitte ovvero hanno diminuito radicalmente il loro potere? Assolutamente no! Possiamo invece affermare che la parte stragista, quella che faceva capo ai corleonesi di Totò Riina, è stata sopraffatta ma sicuramente il potere criminale ha continuato a comandare in altri territori e con altri metodi più silenziosi di quelli assai cruenti e rumorosi messi in piedi dagli eredi di Luciano Liggio.

Perché? Per rispondere a questo ulteriore quesito bisogna comprendere come cambiò la criminalità organizzata dalla fine degli anni 70 ovvero come il traffico di droga mutò il potere di camorra, mafia e ‘ndrangheta. È questo il punto. Se hai un giro d’affari di circa 15 miliardi di euro all’anno la vittoria dello Stato su una o più cosche non farà altro che spostare il problema da un territorio ad un altro. È quello che è successo dopo la sconfitta della mafia corleonese il cui posto è stato preso dalla più silente ‘ndrangheta calabrese.  

Marco Pannella lo capì fin dall’inizio, con le battaglia antiproibizioniste – su tutte le droghe, non solo sulla cannabis – proprio degli anni 80. I tanti territori occupati dalla criminalità, come Caivano, si possono “bonificare” solo attraverso l’antiproibizionismo. Togliamo i 15 miliardi di euro dalla disponibilità di questi criminali. Solo così si vince.