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Ecuador: Il candidato Villavicencio vittima del proibizionismo

“Fernando Villavicencio, candidato centrista alla Presidenza dell’Ecuador è stato assassinato. Cosa c’entra questo omicidio con il proibizionismo? – Così in una nota Federica Valcauda e Jacopo Vasini, membri della Direzione nazionale di Radicali Italiani – Da giornalista ha dedicato la sua vita alla corruzione e alla lotta ai cartelli del narcotraffico, che in Sud America sono definibili, anche per potere economico, a un effettivo Stato parallelo.

La morte di Pablo Escobar all’inizio degli anni ’90 ha parcellizzato e modificato la geografia territoriale dei cartelli, con la conseguenza di un ampliamento degli attori che trafficano sostanze stupefacenti. Il continente latinoamericano è vittima delle politiche proibizioniste che minano le società e la stabilità degli Stati di quell’area.

Gli anni 2000, in particolare, hanno segnato il crescendo dell’utilizzo di cocaina, in particolare nei Paesi sviluppati: così ci racconta il ‘Global cocaine report’ dell’UNODC del 2023, dove si segnala anche un aumento del 35% della produzione nei Paesi produttori. Tra cui è presente anche l’Ecuador, in un modo estremamente più consistente rispetto al passato. Infatti – spiegano i due dirigenti di Radicali Italiani – nella Relazione al Parlamento sulle Tossicodipendenze pubblicata nel giugno di quest’anno, vediamo che l’Ecuador (per il 63%) rifornisce il nostro Paese di cocaina più di qualunque altro Paese sudamericano.

La lotta al narcotraffico passa anche dai movimenti geografici e politici che mutano nella storia, il primato dell’Ecuador è una novità che va attenzionata: l’uccisione di un candidato alle elezioni mette in pericolo la tenuta democratica di un Paese. Le inchieste e l’assassinio di Villavicencio devono portare a un cambio di approccio a livello internazionale, consigliato anche dalla ‘Commission on Drug Policy’ i cui membri optano per la riduzione del danno e un processo che porti alla legalizzazione. Un processo – concludono Valcauda e Vasini – che però deve vedere coinvolti i Paesi in sede ONU: una modifica dei trattati internazionali sulle sostanze stupefacenti è oggi più che mai necessaria.”