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Demanio: sulle concessioni alcuni sindaci cercano soluzioni, balneari alzano muro


“Ci sono sindaci che stanno cercando soluzioni di buon senso per disapplicare le proroghe illegittime delle concessioni balneari al 2033, come richiesto dall’Europa.

La reazione del mondo balneare è troppo spesso però quella di ergere un muro, anche a suon di ricorsi dall’esito scontato”, lo affermano in una nota Massimiliano Iervolino e Giulia Crivellini, segretario e tesoriera di Radicali Italiani.

“Il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, ha spiegato ieri in un dibattito promosso da Radicali Italiani di aver proposto una proroga tecnica di tre anni alle concessioni balneari in scadenza il 31 dicembre.

La Commissione europea contesta all’Italia l’estensione delle concessioni balneari per altri 15 anni prevista – da ultimo – nella legge 145/2018. Tale legge è in contrasto sia con la direttiva 123 del 2006, la cosiddetta «Bolkestein» sulla liberalizzazione dei servizi, che con la sentenza della Corte di giustizia europea «Promoimpresa» del 14 luglio del 2016 che aveva dichiarato illegittime le proroghe automatiche e generalizzate delle concessioni, entrambe fonti del diritto con carattere di immediata esecutività e vincolatività nel nostro paese. 

Sulla stessa lunghezza d’onda i sindaci dei comuni di Chiavari, Sestri Levante, Lavagna, Zoagli, Moneglia e Monterosso in Liguria che hanno proposto una proroga transitoria di un anno e il comune di Olbia in Sardegna che vorrebbe istituire le evidenze pubbliche già dal prossimo anno”, continuano.

“Le proposte di questi sindaci dovrebbero essere prese in buona considerazione dai concessionari perché indicano la via d’uscita da un labirinto giuridico nel quale è facile perdersi ed eviterebbero di mettere a rischio le prossime stagioni estive. Eppure la proposta del sindaco di Lecce, ad esempio, è stata accettata da solo circa cinque concessionari sui 22 in scadenza a fine anno.

Per promuovere la messa a gara delle concessioni balneari abbiamo lanciato la campagna “Un mare di opportunità” perché crediamo che in un momento così duro e delicato come quello che stiamo vivendo, con la crisi che attanaglia l’intero Paese, ci vogliano soluzioni di ampio respiro che aprano alla libera concorrenza e a nuovi imprenditori, rilanciando l’economia e preservando l’ambiente ”, concludono.

Roma, 22 dicembre 2020