“Non è possibile indicare il responsabile del suicidio energetico italiano come nuovo presidente Enel. A tutto c’è un limite, o almeno dovrebbe esserci”, così in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani.
“Paolo Scaroni quando era alla guida dell’ENI, nominato da Berlusconi nel 2005 e confermato da governi di diverso colore, ha perseguito una stretta collaborazione con la Russia di Putin per un decennio, fino al 2014.
Sono state proprio Eni ed Enel protagoniste e complici dello smantellamento, operato nel 2007 da Putin, dell’impero economico della compagnia petrolifera Yukos di proprietà dell’oligarca Mikhail Khodorkovsky, suo avversario politico. Un avversario di Putin che, a differenza di altri fatti uccidere, è stato fatto sparire in un gulag siberano e poi esiliato dopo la cosiddetta rieducazione.
Abbiamo denunciato in ogni modo e in ogni dove il ruolo giocato dalle nostre aziende di Stato nell’esproprio politico-mafioso di Yukos a favore di Gazprom e i contratti pluridecennali che ci hanno legato mani e piedi al gas russo.
Oggi Paolo Scaroni viene proposto dal Governo di Giorgia Meloni come presidente dell’Enel in una sorta di beffardo gioco dell’oca che ci riporta al punto di partenza. A nostro avviso la presidenza Scaroni, l’amico di Gazprom, sarebbe un ennesimo scandalo italiano che denunciamo e che speriamo di scongiurare”, concludono.