Il costo dell’inerzia sull’inquinamento atmosferico e sulla salute

La scarsa qualità dell’aria, soprattutto nelle aree urbane, continua a incidere sulla salute dei cittadini europei

articolo di Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali italiani, pubblicato su Il Dubbio del 29 novembre 2022

La qualità dell’aria in Europa continua a migliorare e il numero di persone che muoiono precocemente o si ammalano a causa dell’inquinamento atmosferico è in calo. Dal 2005 al 2020, il numero di decessi prematuri dovuti all’esposizione al cosiddetto particolato fine – lo smog, in parole povere – è diminuito del 45% nell’Unione Europea. Nel complesso, le emissioni di tutti i principali inquinanti atmosferici nell’UE hanno continuato a diminuire nel 2020, ultimo anno per cui sono disponibili dati ufficiali aggregati – consolidando una tendenza avviata dal 2005, nonostante il notevole aumento del prodotto interno lordo dell’Unione nello stesso periodo.

E se questa tendenza continuerà, si prevede che l’Unione raggiungerà l’obiettivo del piano d’azione “inquinamento zero” di una riduzione del 55% dei decessi prematuri da inquinamento atmosferico entro il 2030. Saremmo cioè avviati a raggiungere un livello di “inquinamento zero” per il 2050, da intendere come una riduzione dell’inquinamento atmosferico a livelli non più considerati dannosi per la salute. E queste sono le buone notizie – non poche e non poca cosa di questi tempi.

Adesso le cattive notizie – immancabili, di questi tempi e un po’ in tutti i tempi: l’inquinamento atmosferico è ancora il principale rischio ambientale per la salute in Europa e sono necessarie misure ancora più ambiziose per soddisfare le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). È quanto sostiene l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), nella sua nuova analisi “Air Quality in Europe 2022”.

Nel 2020, il 96% della popolazione urbana dell’UE è stato esposto a concentrazioni di particolato fine, con diametro inferiore a 2,5 micrometri e indicato come PM2,5, superiori al livello guida dell’OMS di 5 microgrammi per metro cubo di aria.

La scarsa qualità dell’aria, soprattutto nelle aree urbane, continua quindi a incidere sulla salute dei cittadini europei. Secondo le ultime stime dell’AEA, nel 2020 almeno 238.000 persone sono morte prematuramente nell’UE a causa dell’esposizione all’inquinamento da particolato fine. L’inquinamento da biossido di azoto ha provocato poi altri 49.000 morti, mentre l’esposizione all’ozono ha causato 24.000 decessi prematuri nell’Unione.

Anche quando non fa morire prima del tempo, l’inquinamento atmosferico causa problemi di salute che comportano costi umani ed economici significativi. Ad esempio, nel 2019, l’esposizione al PM2,5 ha portato all’equivalente di 175.702 anni vissuti con disabilità a causa della broncopneumopatia cronica ostruttiva in 30 Paesi europei.

E sapete qual è la principale fonte di inquinamento da particolato in Europa? No, non sono le auto e il traffico, bensì il consumo di combustibili fossili per il riscaldamento degli edifici. Nel 2020, gli edifici sono stati responsabili del 44% delle emissioni di PM10 e del 58% di quelle di PM2,5. Dopo gli edifici, quanto a inquinamento, vengono l’industria, il trasporto su strada e l’agricoltura.

Saltando di palo in frasca (ma solo apparentemente), va abbastanza di moda sparare sul Superbonus, che sicuramente è migliorabile in vari aspetti, ma quando sentirete qualcuno criticare iniziative di efficientamento energetico degli edifici perché troppo costose per le casse pubbliche (cosa per altro molto discutibile in sé stessa e in larga misura smentita da vari studi), ricordate al vostro interlocutore i costi umani e finanziari della non-efficienza energetica di tantissimi edifici italiani – veri e propri colabrodo (di particolati).

Mutatis mutandi, come ebbe a dire nei primi anni ’70 Robert Orben, noto commediografo e umorista americano, non per questo da prendere meno seriamente, “Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate con l’ignoranza”.

Sono questi i temi centrali del nostro tempo e lo saranno al Congresso annuale di Radicali Italiani, che si svolgerà a Rimini dal 9 all’11 dicembre, dove interverranno anche esperti del settore. E come da tradizione radicale, sarà un Congresso aperto a tutti.