Sex work: il modello nordico di Maiorino non tutela le persone

“Punire i clienti rende ancora più fragili le e i sex worker. Non si tutelano le persone e non si favorisce la loro autodeterminazione con metodi proibizionisti”, così i Radicali in seguito alla lettera che la senatrice Alessandra Maiorino ha inviato a La Stampa nell’ambito del dibattito sui delitti di Roma e la regolamentazione del sex work promuovendo il modello nordico e la punizione del cliente.

Claudio Uberti, presidente dell’Associazione radicale Certi Diritti, afferma: “Abbandoniamo il tavolo sui diritti Lgbtqi+ presieduto dalla senatrice 5 Stelle Maiorino e invitiamo anche i soggetti che a quel tavolo siedono a fare altrettanto per costruire insieme una piattaforma alternativa aperta alle associazioni e ai parlamentari che hanno a cuore i diritti di tutte e tutti, senza discriminazioni, paternalismi o moralismi; sull’autodeterminazione delle persone, di ogni persona, e dunque anche delle e dei sex worker non ci possono essere ambiguità. L’autodeterminazione è la condizione imprescindibile per la libertà e la realizzazione degli esseri umani: chi afferma che è un inganno non può essere un interlocutore credibile in materia di diritti”.

Pia Covre, presidente del Comitato per i diritti civili delle prostitute aggiunge: “Nessuno si sognerebbe mai di legiferare in materia di diritti Lgbtqi+ senza consultare le associazioni che rappresentano quella comunità: la senatrice Maiorino, cavalcando le notizie delle terribili uccisioni di sex worker a Roma, propone ancora il modello abolizionista nordico osteggiato dalle e dai sex worker la cui vita è resa più fragile proprio dalla criminalizzazione dei loro clienti”.

Giulia Crivellini, tesoriera di Radicali Italiani e avvocata per i diritti di chi esercita lavoro sessuale conclude: “Le misure auspicate da Maiorino adottando il cosiddetto modello nordico non hanno alcun effetto concreto sul fenomeno se non quello di criminalizzare clienti e chi si prostituisce: la multa non è un deterrente, anzi rappresenta una doppia condanna per chi è vittima di sfruttamento e, al contempo, la sicurezza non è maggiormente garantita.

Come Radicali siamo convinti che al posto di norme proibizioniste sia necessaria la decriminazionalizzazione e il riconoscimento del sex work, perché il governo del fenomeno potrà essere efficiente anche nell’individuare e contrastare al meglio le mire dei circuiti criminali”