di Massimiliano Iervolino
Cina, Stati Uniti e India sono i maggiori emettitori del mondo. Dei 3 loro leader, solo il presidente Usa Joe Biden sarà presente alla #Cop27 di Sharm El Sheikh, gli altri 2 saranno rappresentati dai loro ministri. Quelle di Xi Jinping e Narendra Modi sono assenze pesanti.
Ad approfittarne potrebbe essere Biden, per evidenziare le politiche americane. Tre recenti proposte di legge – l’Inflation Reduction Act, il CHIPS and Science Act e la legge sulle infrastrutture – indirizzeranno 1.000 miliardi di dollari verso il clima.
Biden vuole riaffermare la credibilità Usa in materia di decarbonizzazione, sia per scrollarsi la pesante eredità anti-clima di Donald Trump che per contrastare il potere di persuasione della Cina nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, i più esposti alla crisi climatica.
Il fatto che Usa e Cina al momento non si parlino sul clima potrebbe essere meno importante di quanto si pensi. Le 2 maggiori misure che Usa e Cina hanno preso sul clima sono infatti avvenute in momenti di tensione crescente tra i due Paesi.
Nel bel mezzo della crisi su Taiwan dei mesi scorsi, gli Usa hanno approvato l’Inflation Reduction Act, la maggiore legge climatica mai intrapresa nel Paese. Xi Jinping annunciò l’obiettivo cinese del net zero al 2060 mentre Trump accusava Pechino per la pandemia.
In altre parole, l’azione climatica e la politica energetica rientrano nella grande competizione geo-strategica in corso fra Stati Uniti e Cina, e nessuno dei due Paesi vuole restare indietro in tema di rinnovabili e tecnologie verdi.
E visto che di solito questi pesi massimi non vanno a eventi del genere a mani vuote, è possibile che Biden porti risorse fresche per sostenere uno degli obiettivi principali della Cop27, come il finanziamento per la mitigazione e l’adattamento climatici dei Paesi poveri.
Massimiliano Iervolino