È incredibile che governo non abbia ancora revocato le due onorificenze concesse a Paramonov e quella attribuita a Peskov, portavoce di Putin
La lettera aperta dell’ambasciatore russo in Italia, Alexei Paramonov, pubblicata oggi su “La Repubblica”, è un concentrato delle menzogne diffuse da Putin dal 2014 ad oggi per tentare di giustificare due aggressioni militari all’Ucraina, di cui lo stesso Putin dovrà essere chiamato a rispondere davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aja.
Sottolineiamo solo una delle menzogne snocciolate da Paramonov, quella più insidiosa: la Russia “ha acquisito la sua statualità alla fine del primo millennio D. C. e ha riunito entro i suoi confini vaste aree dell’Europa e dell’Asia”. È evidente il tentativo di Paramonov di annettere storicamente alla Russia, in realtà negandola, tutta la storia millenaria dell’Ucraina, con la creazione a fine del primo millennio della “Rus’ di Kiev”, allora lo Stato più grande d’Europa, ad opera di un gruppo originario della Scandinavia, i variaghi (vichinghi orientali).
È incredibile come il sig. Paramonov – che solo nel marzo 2022 minacciava l’Italia di “conseguenze irreversibili” nel caso avesse aderito alle sanzioni antirusse, attaccando pesantemente l’allora ministro della Difesa Guerini – rechi ancora sul petto ben due onorificenze della Repubblica Italiana, concesse il 27/12/2028 dal governo Conte I e il 9/12/2020 dal governo Conte II.
Richiediamo nuovamente al governo Meloni di revocare “per indegnità” le onorificenze attribuite a Paramonov, al portavoce di Putin, Dmitry Peskov, e ad altri 17 uomini di Putin. Erano ben 33 le onorificenze da noi censite, attribuite alla nomenkaltura del Cremlino dai governi italiani succedutisi dal 2014. Il presidente Mattarella ne ha revocate già 14 “per indegnità”. Occorre completare l’opera.
Lo dichiarano in una nota Massimiliano Iervolino-Segretario Radicali Italiani-Igor Boni-Presidente Radicali Italiani-Giulio Manfredi-Giunta Radicali Italiani