Scrivi S47 nella dichiarazione dei redditi.

Leggi di più: info 2x1000


Via Angelo Bargoni 32/36 00153 Roma
+39 06 87763 051 / +39 06 87763 053
info@radicali.it

Famiglie arcobaleno: sosteniamo i sindaci

Articolo di Giulia Crivellini pubblicato il 18 aprile 2023 su Il Dubbio

Sono ormai settimane che il Governo guidato da Giorgia Meloni e dal Ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha dichiarato guerra a centinaia di famiglie composte da persone dello stesso sesso. Una guerra violenta, ideologica, intentata in nome di un presunto “modello unico” di Famiglia. Dopo la procura di Milano, pochi giorni fa è intervenuta anche quella di Padova, che ha chiesto al comune, al fine di chiederne l’annullamento, gli atti di nascita di 32 bambini nati da coppie di donne e registrati negli ultimi 6 anni dal Sindaco. L’ordinamento richiede, quale ineludibile presupposto del riconoscimento di genitorialità, che i genitori non abbiano lo stesso sesso. Ciò si desume dalle disposizioni del codice civile che utilizzano la terminologia “padre”, “marito” e “moglie”, si legge nella richiesta della Procura. Parole – almeno a parere di chi scrive – da brividi. Si torna così pericolosamente indietro, ad un modello di società dove i diritti di alcuni trovavano la legittimazione di schiacciare, fino ad impedire, quelli di molti altri. Non a caso viene richiamato il codice civile del 1942, il cui impianto rispecchiava un concetto di famiglia patriarcale e di rapporti tra coniugi dove a farla da padrone erano autorizzazione maritale, sudditanza della donna, indissolubilità del matrimonio; non a caso invece viene taciuta l’evoluzione che dal 1975 condusse il nostro paese ad un nuovo diritto di famiglia, al passo con la società e con la tutela dei principi costituzionali di eguaglianza e dignità. Sono passati oltre quarant’anni da quella riforma eppure oggi i vuoti di tutela da colmare sono ancora molti.

La legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita ne è un esempio. Lo è là dove riconosce il legame di filiazione dei nati solo se la coppia coinvolta nel progetto genitoriale è formata da persone di sesso diverso. O là dove vieta il ricorso alla tecnica della gravidanza per altri (GPA), legale e regolamentata in diversi paesi nel mondo, nulla dicendo sul rapporto familiare che si crea una volta che chi vi ha ricorso all’estero faccia ritorno in Italia. Nonostante questi silenzi normativi, nel 2021 la Corte Costituzionale si è espressa, con due pronunce collegate, su un caso di genitorialità tra due donne che avevano fatto ricorso a Pma all’esterno e su uno riguardante due padri ricorsi a Gpa in Canada. Nel rilevare in entrambi i casi un vuoto di tutele per i minori, chiedeva al Parlamento di intervenire “con la massima urgenza” per colmarlo. Invece di mettersi al lavoro per migliaia di famiglie, il Governo, sulla scia delle recenti decisioni dell’Ungheria di Orban, decideva di avviare una crociata: a gennaio del 2023 veniva emanata una circolare con cui si richiedeva a tutte le prefetture di sospendere le trascrizioni dei nati a seguito di ricorso a gravidanza per altri. Una circolare non dovuta né vincolante, volutamente politica e discriminatoria. La guerra avanzata dal Governo, che vede oggi anche diverse procure italiane in prima linea, è scellerata e sta erodendo il principio, cardine in ogni democrazia liberale, di separazione tra poteri dello stato.

Mentre attendiamo un doveroso cenno dal Parlamento, di fronte a centinaia di vite sospese, come cittadine e cittadini abbiamo l’obbligo di mobilitarci. I sindaci non abbiano paura di andare fino in fondo e vadano avanti con le trascrizioni: molti sono al loro fianco. Lo è anche il Parlamento europeo, che di recente ha condannato ufficialmente le istruzioni date dal governo italiano ai Comuni. Da parte nostra, come Radicali Italiani e insieme a Più Europa, abbiamo presentato un testo di mozione da presentare nei Consigli comunali che mira a convogliare più forze possibili affinché si agisca a livello parlamentare e perché i sindaci si sentano sostenuti nella loro battaglia per trascrivere tutti i figli delle famiglie arcobaleno, nessuno escluso. Un primo passo ma necessario, affinché non si spengano i riflettori su una battaglia di eguaglianza e diritto, che riguarda e coinvolge tutti e tutte noi.