Articolo di Nicola Morawetz e Marco Ferrario pubblicato su Il Dubbio del 15 aprile 2023
L’iniziativa fa proprio l’appello di Piero Calamandrei sulla detenzione: “bisogna vedere per rendersene conto”.
“Perché come società civile non ci siamo mai entrati?” – si chiede a caldo Tobia, uno dei volontari che con la delegazione di Radicali Italiani abbiamo accompagnato in visita alla casa circondariale di Como il 13 aprile – “tra la miriade di domande che mi sono posto, questa è senza dubbio la più importante”.
Il “Bassone” è stato il primo istituto lombardo ad accogliere la campagna “Devi Vedere”, iniziativa che si pone l’obiettivo di accompagnare, dopo un percorso di formazione, i cittadini comuni nei luoghi di detenzione.
Da Radicali, riteniamo che ci sia un solo modo per capire davvero il mondo del carcere: vederlo con i propri occhi. Bisogna sentire, annusare, ascoltare, parlare con chi è detenuto e con chi ci lavora, per andare oltre i pregiudizi e smentire una certa narrazione superficiale che si muove per stereotipi.
La realtà del carcere in Italia coincide con il sovraffollamento, con la strutturale mancanza di risorse e la carenza cronica di personale. Sono le strutture fatiscenti e la pena delle ore vuote. L’orrore della vita che lentamente scivola via.
Solo parole, sulla carta stampata, ma tra quelle mura le parole si incarnano in vite sospese, dolore, lacrime, sangue e soprattutto grande, gratuita sofferenza.
“Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”, recita l’articolo 27 della Costituzione, ma i dati sui tassi di recidiva delle persone che transitano dal carcere testimoniano, al di là di ogni ragionevole dubbio, che qualcosa non sta funzionando.
Nella selva delle “domandine” senza risposta, delle attività culturali e ricreative che compaiono e scompaiono dopo poche settimane, della perenne carenza di educatori e di personale per il trattamento non c’é percorso risocializzante che tenga, ed al termine della reclusione i detenuti sono ributtati nella società più soli e con ancora meno risorse di prima.
Così, nel silenzio assordante di gran parte della classe politica, il carcere come è oggi si rivela essere non già uno strumento di sicurezza collettiva e di rieducazione del reo, ma una discarica sociale dove nascondere e allontanare dalla vista le marginalità e i fenomeni complessi del nostro paese. Un problema enorme che riguarda la società nel suo insieme e che nessuno si prende la responsabilità di affrontare.
Un pensiero che rivediamo anche nelle parole di Aurelia, un’altra volontaria, all’uscita dall’istituto:
“Ritengo che sia importante andare a vedere coi nostri occhi, perché quello che accade in carcere riguarda tutti”.
È questo il senso profondo della campagna che Radicali Italiani ha deciso di avviare: permettere ai cittadini, finalmente, di conoscere per deliberare. Solo offrendo l’occasione “a chi sta fuori” di capire davvero cosa sia il mondo della privazione della libertà, possiamo sperare di andare verso le urgenti riforme che sono necessarie e su cui la classe politica e la società civile tacciono.
Calamandrei riteneva che il Parlamento del 1948, a cui rivolse un famoso discorso, avesse un’occasione unica per riformare le prigioni perchè moltissimi parlamentari, membri della resistenza antifascista, avevano soggiornato nelle patrie galere e avevano conosciuto l’orrore della detenzione.
“Bisogna vedere per rendersene conto” diceva lui. Questo appello lo facciamo nostro e lo rivolgiamo non solo ai parlamentari ma in primo luogo al cittadino: “Devi vedere”!