A settembre 2020 diverse testate giornalistiche hanno riportato la notizia del “cimitero dei feti al Flaminio”, a Roma, dove i prodotti del concepimento abortiti non solo vengono seppelliti senza il consenso della donna interessata ma anche marcati da croci su cui troneggia il nome delle donne che hanno fatto ricorso a una interruzione volontaria di gravidanza.
Qualcosa di semplicemente inaccettabile in un Paese che voglia definirsi laico e che purtroppo continua ad accadere in diverse città d’Italia.
Per questo insieme a Francesca Tolino, che alcuni mesi fa aveva denunciato la presenza di una croce con il suo nome nel cimitero, abbiamo presentato un’azione popolare al Tribunale di Roma contro Ama, ASL Roma 1 e l’ospedale San Giovanni Addolorata di Roma per chiedere, in nome delle cittadine e dei cittadini romani, i danni ai responsabili di una prassi lesiva della scelta delle donne.
Dona ora € 30 per sostenere le spese legali!
Chiediamo il pieno rispetto delle normative che prevedono l’obbligo del coinvolgimento della donna nell’informazione e nella scelta sulla destinazione del feto. E vogliamo contrastare con le armi del Diritto le attività dei gruppi “no-choice” che nelle pieghe della legge 194 agiscono con violenza su cavilli burocratici rispetto a un apparato amministrativo e sanitario spesso inerte.
Il Comune di Roma – così come previsto dallo strumento dell’azione popolare – sin dalla prima udienza può costituirsi e fare propria la nostra richiesta per chiedere conto della prassi dell’Ospedale San Giovanni di arrogarsi scelte che sono solo delle donne, dell’incuria dell’ASL che asseconda questa procedura e dell’AMA che per anni ha abusato in maniera macabra del nome delle donne approfittando della loro mancata informazione.
Sul fronte delle libertà e delle scelte individuali non possiamo fermarci adesso.
Una sentenza a favore della nostra azione determinerebbe infatti una chiarezza indispensabile rispetto a procedure che ancora oggi possono essere occasione per scorrettezze colpose o dolose nei confronti di diritti garantiti dalle leggi.
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Per attivare questa iniziativa legale come cittadini di Roma, oltre alle attuali spese processuali, Francesca Tolino, Francesco Mingiardi e Simone Sapienza rischiano di sobbarcarsi il pagamento finale delle spese legali di ben tre diversi enti pubblici, con altrettanti staff di avvocati.
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