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Basta lacrime di coccodrillo, ora cambiate la Bossi-Fini

Articolo di Emma Bonino pubblicato il 26 maggio 2021 su La Stampa

Le lacrime, che poi alla fine neppure troppe. Le foto insopportabili dei bambini sulla spiaggia e il corrucciato dibattito sull’opportunità o meno di pubblicarle, laddove a conti fatti l’autocensura sarebbe anche peggio. L’Europa distante e niente affatto solidale che ancora una volta affiora dalla riunione del Consiglio europeo.
Per ventiquattr’ore non si parla d’altro e poi vince la rassegnazione alla malasorte. Finisce sempre così.

Invece no, non è tutto inevitabile. Bisognerebbe cominciare allora con il mettere mano a quanto possiamo concretizzare, dicasi regolarizzare gli oltre 500 mila irregolari presenti nel nostro Paese.

Dipende interamente da noi e non è mai stato fatto. I decreti Bellanova dello scorso anno non hanno trovato applicazione se non in percentuale minima. A fronte di 207.000 richieste inoltrate da badanti e agricoli ad agosto 2020 le pratiche andate a buon fine sono – ha detto la signora ministro Lamorgese 23.000, il 12%. La “colpa”, al solito, ricade sulle norme complesse e sulle lungaggini burocratiche, il dito dietro cui nascondersi. La soluzione però c’è, superare la legge Bossi-Fini e creare nuovi canali di ingressi regolari per migranti lavoratori di cui, peraltro, c`è molto bisogno.

Qualcosa insomma si può fare, tanto che i decreti ci sono e l’attuazione no. Poi per carità, continuiamo a insistere con gli altri stati europei e insistiamo per essere ascoltati. Ma è chiaro che, consigli o tavole rotonde, se non si supera il voto all’unanimità tutta una serie di politiche resteranno al palo, a partire dall’immigrazione per arrivare alla sanità, alla politica estera, alla difesa. Le parole si sprecano.

La soluzione però c’è, superare la legge Bossi-Fini e creare nuovi canali di ingressi regolari per migranti lavoratori

La Conferenza sul futuro dell’Europa inizia con nove temi di dibattito dal “basso”, il verde, la digitalizzazione, propositi buonissimi ma sempre quelli. Guarda caso nel programma non c’è il tema “istituzioni” e quando ne ho parlato con l’ambasciatore francese in Italia e con la commissaria europea responsabile della Conferenza mi è stato risposto che no, prima si discute del merito e poi vediamo se per ottenere qualcosa è utile cambiare i trattati. Ma se non cambiamo i trattati, di cosa discutiamo?

Non è una novità che ci siano Paesi contrari a una maggiore integrazione. Ma se, retorica a parte, si pensa di costruire un’Europa più solidale e coesa senza parlare dei trattati allora siamo completamente fuori strada. Rimettere mano ai trattati significa per me superare l’unanimità e riconsiderare anche Dublino. Su questo bisogna insistere in Europa. Altro che il palliativo delle redistribuzioni più o meno volontarie.

Se si pensa di costruire un’Europa più solidale e coesa senza parlare dei trattati allora siamo completamente fuori strada

La credibilità di Mario Draghi ha evidentemente un peso fuori dall’Italia, ma cominciamo anche con lo smettere di urlare che li cacceremo tutti. L’argomento è caldo, lo sappiamo. Lo sa bene anche la Spagna che, lo abbiamo visto negli ultimi giorni a Ceuta e Melilla, sta messa come noi e forse peggio, perché i barchini che puntano alle Canarie attraversano l’oceano Atlantico e non il Mediterraneo. Non esiste “pull factor” che tenga.

Le argomentazioni di chi punta l’indice contro le ong del mare sono smontate dai fatti, dopo tanti anni di polemiche e processi nessuna condanna: non ci sono navi pronte a salvare i migranti in questo periodo, perché la maggior parte sono ancora sotto sequestro, eppure i migranti partono e arrivano Io stesso. Se continuiamo a illuderci che per evitare qualcosa basti per un verso esorcizzarla e per il verso opposto piangere denunciando la nostra impotenza, abbiamo l’alibi perfetto per stare come stiamo. Sulle lacrime di coccodrillo non si costruisce niente.