Sanatoria: 200mila domande ferme, governo agisca

“La regolarizzazione straordinaria del 2020 è in una situazione di stallo, con pesanti conseguenze in termini di sicurezza sociale e sanitaria e di legalità per il nostro Paese”.

Così si legge nella lettera aperta inviata ieri a governo e parlamento da Radicali Italiani insieme alle decine di organizzazioni della campagna Ero Straniero, sindacati, mondo cooperativo e associazioni datoriali nei settori del lavoro domestico e dell’agricoltura, per chiedere di sbloccare immediatamente la regolarizzazione dei cittadini stranieri, avviata un anno fa. 

Poche migliaia di permessi di soggiorno sono stati rilasciati rispetto alle oltre 200.000 domande presentate: il ritardo enorme con cui sta procedendo all’esame delle domande di emersione si sta traducendo nell’impossibilità, di fatto, per decine di migliaia di persone di accedere pienamente ai servizi, alle prestazioni sociali, alle tutele e ai diritti previsti per chi lavora nel nostro Paese.

Parliamo ad esempio della campagna vaccinale anti-COVID: in molti territori senza il permesso di soggiorno non viene rilasciata la tessera sanitaria senza la quale non si può accedere al vaccino. “Tale situazione di stallo ha inevitabilmente un impatto anche a livello di salute pubblica nel contesto di emergenza sanitaria che stiamo vivendo”, si sottolinea nella lettera.

L’altro aspetto importante da prendere in considerazione è la carenza di lavoratori nel comparto agroalimentare. Portare a termine la sanatoria in tempi brevi garantirebbe alle persone che hanno inoltrato domanda di lavorare in sicurezza e ai datori di lavoro che richiedono manodopera di non perdere raccolti. 

Radicali Italiani e le organizzazioni firmatarie della lettera si rivolgono anche al Parlamento affinché riprenda l’esame della proposta di legge popolare – ferma da più di un anno – che prevede di superare le sanatorie e riformare l’intero sistema normativo sull’immigrazione basato sulla legge Bossi-Fini, ormai del tutto inefficace. Questa riforma non può più aspettare