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25 Aprile: Perché siamo a Kyiv.

Radicali Italiani in Ucraina, a sostegno della Resistenza di oggi 

di Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini, Igor Boni

Radicali Italiani ha deciso di dedicare il 25 aprile, Festa della Liberazione d’Italia dal nazifascismo, a chi lotta oggi porta avanti la Resistenza: l’Ucraina. È per questo motivo che, proprio in questo giorno, siamo a Kyiv, nella capitale del Paese che sta subendo l’attacco criminale del Cremlino. 

Ogni angolo della città racconta di quanto l’Ucraina voglia da tempo divenire parte dell’Unione Europea e quanto il popolo ucraino sia disposto a lottare per salvare la propria libertà, che è la nostra libertà. Non lo ripeteremo mai abbastanza, perché purtroppo non è patrimonio di conoscenza dei cittadini italiani, eppure Vladimir Putin e i suoi complici scrivono e dicono chiaramente quale sia l’obiettivo reale: quello di cancellare la democrazia liberale e con essa lo Stato di diritto e le libertà che l’Europa rappresenta. L’Ucraina è una tappa di un percorso, non l’obiettivo finale. Per questo motivo possiamo affermare con convinzione che chi oggi combatte tra i palazzi distrutti a Bahamut o nelle trincee in tutto l’est e il sud del Paese, combatte anche per noi. 

Abbiamo provato in ogni modo, dal 1999 in poi, a fare aprire gli occhi a un Occidente accecato dalla realpolitik e da effimere convenienze di breve periodo. Abbiamo denunciato quasi da soli le stragi compiute dall’esercito russo in Cecenia (nelle scorse ore abbiamo incontrato proprio a Kyiv il console della Repubblica cecena di Ickeria Yuriy Shulipa), così come l’invasione della Georgia, i bombardamenti in Siria a sostegno del dittatore Assad, l’invasione della Crimea e la guerra scatenata dai paramilitari russi in Donbass. Per anni abbiamo detto che il cappio del gas russo si stava stringendo sull’Europa, sull’Italia. 

Dal 24 febbraio 2022 il mondo ha dovuto aprire gli occhi e guardare in faccia Vladimir Putin. Abbiamo voluto con questa missione politica portare dentro il cuore del Paese, che oggi sta subendo il peggiore attacco criminale della storia recente, la nostra iniziativa “Putin all’Aja”, che ha raccolto 10.000 sottoscrizioni poi inviate alla Corte Penale Internazionale poco prima della emissione del mandato di cattura nei confronti del Presidente russo. Abbiamo voluto parlare e confrontarci con ONG, associazioni e partiti ucraini sulla necessità di arrivare a un processo, che giudichi i criminali di guerra e faccia piena luce su decine di migliaia di crimini contro l’umanità che sono sotto gli occhi di tutti. 

Crediamo che serva pieno sostegno alla CPI anche da parte dell’Ucraina e siamo convinti che, come accadde con Slobodan Milosevic per le terribili vicende della ex-Jugoslavia, serva la giustizia internazionale per portare la pace duratura che ciascuno di noi auspica. 

Da Kyiv, con gli allarmi aerei che risuonano e la vita che scorre a ogni costo, rivolgiamo un ulteriore appello alle nostre Istituzioni. Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani affinché vengano ritirate “per indegnità” le onorificenze italiane che incredibilmente sono state assegnate, nel recente passato, al portavoce di Putin, Dmitrij Peskov, e al neo-ambasciatore russo in Italia, Aleksej Paramonov. Lo chiediamo da anni ma non ci stanchiamo di ribadirlo: non si tratta solo di un atto simbolico, si tratta di certificare che chi si è macchiato direttamente o indirettamente di crimini di guerra non può in alcun caso essere insignito di qualsivoglia titolo per conto del popolo italiano. 

Dopo oltre un anno nel quale molte migliaia di soldati ucraini sono morti per difendere il loro Paese e l’Europa, con famiglie distrutte e vite segnate indelebilmente dal dolore, il pensiero va ai tanti italiani che hanno lottato a costo della vita per conquistare la nostra libertà. Questo è il nostro 25 aprile, un giorno di commemorazione ma soprattutto di lotta, la lotta partigiana che in questi mesi sta tenendo alta la bandiera blu con le stelle gialle dell’Europa, lo stesso blu e lo stesso giallo della bandiera di Kyiv. Un’Europa dove dobbiamo al più presto accogliere i fratelli ucraini, costruendo le condizioni migliori per una rapida ricostruzione. Con questo obiettivo nei nostri incontri istituzionali promuoviamo la possibilità di gemellaggi tra le principali città italiane e ucraine, perché oltre la solidarietà esiste la possibilità concreta di attuare comuni progetti. 

La storia radicale, quella costruita sulle spalle larghe di Marco Pannella e quelle assai più piccole di tanti di noi, oggi segna una nuova tappa; perché il futuro di libertà passa da qui, passa da Kyiv.