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Incidenti stradali: dati ufficiali smentiscono allarme alcol e droga

“Spiace constatare che le parole pronunciate dal presidente Mattarella nel discorso di fine anno siano state subito strumentalizzate dal Dipartimento Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’ennesima caccia alle streghe, l’ennesimo grido di dolore e l’ennesimo appello ‘ai giovani che continuano a perdere la vita negli incidenti stradali a causa del consumo di alcol e droga correlati’, come denunciato sul sito web del Dipartimento. Le cose, però, non stanno così”,  lo dichiarano in una nota Massimiliano IervolinoGiulia Crivellini Giulio Manfredi, segretario, tesoriera e membro di giunta di Radicali Italiani

“Sempre sul sito del Dipartimento è disponibile l’ultima Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia (visionabile a questo link), dove, alle pag. 438 e 439, si può leggere:

‘… Nel corso del 2020 le circostanze alla base degli incidenti stradali con lesioni a persone, presunte o accertate dagli organi di rilevazione, sono state 151.562, in diminuzione (-32,2%) rispetto all’anno precedente (223.400), per il 40,2% riferite alla guida distratta, al mancato rispetto delle regole di precedenza o semaforiche e alla velocità troppo elevata (rispettivamente 15,7%, 14,5% e 10% delle cause totali). L’analisi temporale delle sole circostanze di incidente stradale legate allo stato psico-fisico alterato dei conducenti coinvolti evidenzia un aumento dei casi correlati alla guida sotto effetto di sostanze stupefacenti (Art.187 del CdS) ogni 100 incidenti stradali, che da 0,1 del 2001 passano a 1,4 del 2020; quelli legati alla guida in stato di ebbrezza alcolica (Art.186 del CdS), invece, passano da 1,2 a 4,4 ogni 100 nel 2020…’.

Ricapitolando: ogni 100 incidenti stradali gravi avvenuti nel 2020, solo 1,4 sono dovuti al consumo di stupefacenti (Cannabis compresa); solo 4.4 al consumo di alcol. Sono percentuali irrisorie, costanti negli ultimi vent’anni. È troppo chiedere al Dipartimento Antidroga di fare corretta informazione e non terrorismo psicologico?”, concludono.