Taxi: sciopero, un’altra vergogna della lobby

I tassisti proclamano un nuovo sciopero per il 5 e 6 giugno. L’ennesima vergogna di una lobby che, con la complicità della politica, tiene in ostaggio i cittadini.

La legge che regola l’attività dei taxi in Italia risale al 1992 e ci ha portato all’attuale stallo, dove i tassisti sono poco più di 20.000 e rifiutano qualsiasi innovazione nel settore. Negli anni molti governi – da Monti a Renzi e più recentemente con Draghi – hanno provato a intervenire sul mercato dei taxi, ma le proteste di questa corporazione hanno sempre prevalso.

Ci troviamo nella paradossale situazione in cui i tassisti manifestano contro le forze politiche che guidano il Paese, le stesse che negli anni li hanno maggiormente difesi, temendo che finalmente si arrivi a una riforma del settore. Oggi i tassisti, di fronte a un aumento importante della domanda, non riescono a garantire il servizio pubblico e dichiarano mediamente poche migliaia di euro di guadagni, di fronte a cifre verosimilmente molto maggiori.

Nel caso in cui si decidesse di allargare il numero dei taxi, eliminando o aumentando le licenze, avremmo un aumento dell’offerta. Normalmente, quando l’offerta viene aumentata e la domanda è sufficientemente rigida, il bene scambiato subisce una riduzione del prezzo. Questo semplice ragionamento spinge i tassisti a essere contrari alla normativa, in quanto lo stesso fatturato complessivo del settore taxi verrebbe ripartito su più tassisti e, di conseguenza, il fatturato medio per operatore calerebbe, riducendo il loro tenore di vita.

Secondo alcune simulazioni avanzate dagli economisti Sergei Kovbasyuk e Fabiano Schivardi, questo aumento di fatturato potrebbe permettere ai tassisti di non perdere flussi di reddito.

Dopo anni e anni di blocchi corporativi, c’è solo una cosa da fare: la liberalizzazione del mercato.

Lo dichiara in una nota Matteo Hallissey-Segretario Radicali Italiani