Il prossimo 24 febbraio, secondo anniversario dell’invasione russa in Ucraina, è il giorno giusto per la Convention di preparazione delle elezioni europee di cui ha scritto Emma Bonino su Il Sole24 ore.
L’appuntamento è importantissimo per noi, ma soprattutto per i nostri figli e per i nostri nipoti.
Penso che abbiano il dovere di partecipare tutti i cittadini che, in questo momento di oscurantismo e restaurazione, intendano riprendere la lotta per i diritti fondamentali in Europa e nel mondo.
La Convention non sarà la solita passerella a cui la politica italiana ci ha abituati. Emma Bonino ha messo i piedi nel piatto affrontando di petto anche gli aspetti – e non sono pochi – dell’Europa che non ci piacciono.
Il voto per il nuovo Parlamento di Strasburgo è un appuntamento con la storia. I cittadini decideranno se l’Europa diventerà un vero attore politico della politica internazionale oppure, in nome di un miope quanto effimero “sovranismo”, sarà sempre più succube di Mosca e Pechino.
Mi ricordo benissimo le immagini dei carri armati sovietici che nell’agosto del 1968 hanno invaso Praga e la Cecoslovacchia. All’epoca avevo 16 anni e l’anno prima mi ero iscritto al Movimento Federalista Europeo di Firenze. I carri armati del Patto di Varsavia stroncarono, con la Primavera di Praga, le tante speranze di libertà che essa aveva acceso oltre i confini della stessa Europa.
È brutto constatare che in 55 anni, nonostante i tanti progressi, l’Europa politica non esista ancora.
In particolare fa impressione rileggere le parole scritte nel lontano 1949 da Niccolò Carandini, già Ambasciatore dell’Italia a Londra, in un celebre saggio pubblicato sulla rivista “Realtà Nuova” dei Rotary.
Nel suo articolo Carandini descrisse lucidamente il progetto di una Federazione Europea unita sul piano economico, militare e politico che tuttavia è rimasta soltanto sulla carta.
Mentre con l’allargamento alla Finlandia e alla Svezia la NATO è riuscita ad adattarsi alle nuove e drammatiche novità internazionali, dobbiamo onestamente ammettere che l’Unione Europea sinora non ci è riuscita.
Per questo occorre aprire la strada ad una Europa federale.
Per fortuna gli Stati Uniti, nonostante i gravi errori commessi a partire dall’invasione dell’Iraq del 2003, presidiano il Mediterraneo, difendono il traffico marittimo diretto verso il canale di Suez, cercano in qualche modo di supplire alla crisi della presenza francese nel Sahel.
Il problema, più volte sottolineato dal Presidente Joe Biden, è che gli Stati Uniti non possono difendere il “mondo libero” da soli. Per questo oltre alla NATO serve una lungimirante alleanza politica che unisca in un orizzonte comune le democrazie occidentali, asiatiche e africane.
Per combattere l’influenza e i tentativi di espansione dei regimi autoritari è fondamentale, oltre agli Stati Uniti, il ruolo di Paesi come l’India e il Giappone e l’inedito peso internazionale proprio di un’Unione Europea federale, che vada oltre i singoli Stati membri, troppo piccoli per esercitare da soli un peso significativo.
L’appello per una lista di scopo capace di promuovere una svolta verso gli Stati Uniti d’Europa rappresenta quindi una proposta sacrosanta e non più rimandabile.
Il 24 febbraio deve essere anche un’occasione per riavvicinare i giovani alla politica, un passaggio indispensabile. Senza politica, senza passione civile, senza partecipazione dei giovani la democrazia si inaridisce e rischia di morire.
In questo senso non può che essere una buona notizia l’elezione di Matteo Hallissey, 20 anni, a segretario nazionale dei Radicali Italiani, insieme alla presidente Patrizia De Grazia, 25, e al tesoriere Filippo Blengino, 23.
Non accade tutti i giorni che ragazze e ragazzi cosi giovani prendano in mano le redini di un partito. Nel mio piccolo ho voluto incoraggiarli iscrivendomi a Radicali Italiani, anche non condividendo interamente il corposo manifesto politico con cui hanno vinto il congresso.
Matteo, Patrizia e Filippo hanno dato l’esempio, che è sempre il miglior modo di trasmettere valori. Chi conserva ancora un minimo di passione politica non può che augurarsi che tanti ragazzi seguano il loro esempio.
Arrivederci a Roma il 24 febbraio, con l’impegno di ricordare al maggiore numero di amici, conoscenti e cittadini che le elezioni europee di giugno non sono un sondaggio per misurare la popolarità dei leader italiani. La posta in gioco l’8 e il 9 giugno è ben altra: è il futuro della democrazia in Europa e nel mondo.