Il lupo proibizionista perde il pelo ma non il vizio. Nel 2005 l’allora ministro Giovanardi utilizzò il decreto-legge per il finanziamento delle Olimpiadi Invernali di Torino del 2006 per far passare in fretta e furia la cosiddetta legge “Fini Giovanardi”, che unificava le pene relative alle cosiddette “droghe leggere” a quelle per le cosiddette “droghe pesanti”.
Ci sarebbero voluti otto anni perché la Consulta stabilisse l’incostituzionalità di quel provvedimento.
Ieri in Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la legge di conversione del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123 “Misure di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale”; ben nascosto nel decreto, da ieri legge (art. 4, comma 3), c’è l’inasprimento delle pene per i fatti “di lieve entità” previsto dal Testo Unico sulle tossicodipendenze (art. 73 comma 5 del DPR 309/1990).
Da segnalare, infine, nel decreto-legge di ieri ulteriori disposizioni relative al Comune di Caivano. Ormai Caivano rappresenta per il governo Meloni un feticcio da utilizzare per nascondere la realtà di centinaia di altri Comuni del Sud Italia. Quasi ogni giorno sempre sulla Gazzetta Ufficiale sono pubblicati provvedimenti di scioglimento di Comuni meridionali per infiltrazione della criminalità organizzata (che fonda il suo potere sui proventi del mercato nero degli stupefacenti che gli garantiscono le leggi proibizioniste) o comunque per impossibilità del regolare svolgimento dell’attività comunale.
Ma per il governo Meloni c’è solo Caivano.
Lo dichiarano in una nota Massimiliano Iervolino-Segretario Radicali Italiani-Federica Valcauda-Direzione Radicali Italiani-Giulio Manfredi-Giunta Radicali Italiani