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Navalny, lettera aperta di Radicali Italiani al ministro Tajani

“Oggi inviamo al ministro degli Esteri Antonio Tajani formale richiesta perché attivi tutti i canali diplomatici per verificare le condizioni di salute e di detenzione di Aleksej Navalny. Sarebbe quanto mai opportuno che l’ambasciatore italiano a Mosca richiedesse di potere visitare il dissidente russo per rendersi conto di persona, senza filtri, della sua situazione”, lo dichiarano Massimiliano IervolinoIgor Boni Giulio Manfredi, segretario, presidente e membro di giunta di Radicali Italiani.

“Due anni fa, il 17 gennaio 2021, il principale oppositore di Vladimir Putin Aleksej Navalny, appena rientrato in Russia dalla Germania dove era stato curato a seguito di avvelenamento da parte dei servizi di sicurezza russi, veniva sequestrato all’aeroporto di Mosca dalla polizia russa, processato per direttissima in una stazione di polizia e il successivo 2 febbraio era condannato a due anni e otto mesi di carcere, che, a seguito di altri processi farsa, sono diventati nove (ma il carico penale potrebbe ancora aumentare).

Navalny è attualmente detenuto nella colonia penale n. 6 di Melichovo. In questi due anni, Navalny ha denunciato a più riprese il progressivo inasprimento delle sue condizioni di detenzione, finalizzato a un vero e proprio lavaggio del cervello. Vladimir Putin sta cercando di attuare su Navalny l’obiettivo che si era dato il pubblico ministero fascista che aveva condannato Antonio Gramsci: ‘Bisogna impedire a quel cervello di funzionare per almeno vent’anni’.

La moglie di Navalny, Yulia Navalnya, ha denunciato pubblicamente che suo marito malato si trova dal 31 dicembre in cella di punizione e non gli sarebbe permesso nemmeno di sdraiarsi per tutto il giorno, nonostante la febbre.

Oltre duecento medici russi hanno indirizzato a Putin una lettera aperta, chiedendo che Navalny riceva cure adeguate e che si metta fine ai soprusi nei suoi confronti (la lettera è stata pubblicata sulla pagina Facebook del Dott. Alexander Vanyukov di Mosca).

Anche nella Russia impaurita e terrorizzata da Putin, c’è chi ha il coraggio di dire no!”, concludono.