“Ieri l’Ucraina ha subito il più pesante attacco missilistico dall’inizio dell’aggressione russa, nove mesi fa. Sempre ieri a Roma, studiosi, magistrati, politici hanno discusso per sette ore di come implementare quella Corte Penale Internazionale (CPI) che dovrebbe giudicare i crimini commessi dalla catena di comando russa, a partire da Vladimir Putin, in Ucraina.
Tranne la sempre benemerita Radio Radicale e un articolo de ‘Il Dubbio’, la stampa non ne ha dato notizia, eppure la Corte svolge un ruolo fondamentale ed è finanziata, da vent’anni, da tutti i cittadini europei che hanno il diritto di essere informati”, così in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani in seguito al convegno ‘Quale futuro per la giustizia penale internazionale? 20 anni di Corte Penale Internazionale’ che si è svolto presso la Corte di Cassazione.
“Radicali Italiani è l’unico soggetto politico che tenta di inserire nel dibattito pubblico la necessità e l’urgenza di fare in modo che i problemi della giustizia internazionale non rimangano appannaggio dei pur lodevoli addetti ai lavori ma diventino patrimonio di conoscenza e stimolo all’azione per tutti i cittadini. Il filo rosso della storia radicale inizia con la richiesta avanzata trent’anni fa da Marco Pannella ed Emma Bonino per l’istituzione prima del Tribunale ad hoc per i crimini commessi nell’ex Jugoslavia, poi di quello per i crimini commessi in Ruanda e in seguito per la creazione della Corte Penale Internazionale dell’Aja; ad ogni richiesta, eravamo considerati eccessivi, sognatori, se non pazzi.
Oggi continuiamo nella nostra pazzia richiedendo ai cittadini europei di sottoscrivere l’Appello per l’incriminazione di Putin all’Aja. Sempre ieri è accaduta un’altra cosa: la guerra di aggressione iniziata da Putin nel 1999 con l’aggressione alla Cecenia è arrivata (direttamente o indirettamente) in Polonia, dopo essere passata dalla Georgia e dall’Ucraina. Che cosa sarebbe successo in questi nove mesi se Zelensky fosse scappato, come consigliato dagli USA, l’esercito ucraino si fosse arreso e le truppe russe fossero arrivate ai confini della Polonia, della Romania e della Moldavia?”, concludono.