Nel 2020-2022 la spesa globale delle aziende per l’esplorazione di nuovi giacimenti di petrolio e gas in tutto il mondo è aumentata del 12,4% a oltre 160 miliardi di dollari. Neanche un cent di questa spesa rispetta il percorso Net Zero dell’Agenzia internazionale dell’energia.
Se tale spesa fosse andata alla transizione energetica, avrebbe quasi raddoppiato la capacità eolica onshore USA rispetto al 2019. L’Egitto, il Paese che ospita la COP27 di quest’anno, è l’esempio perfetto dello scollamento tra le azioni necessarie e la realtà sul campo.
Sono, infatti, ben 55 le compagnie che stanno esplorando nuove risorse di petrolio e gas in tutto l’Egitto, mentre i governi del mondo si riuniscono a Sharm el-Sheikh per affrontare la crisi climatica, secondo la Global Oil & Gas Exit List (GOGEL).
Frattanto, ci si stanno mettendo anche gli alti tassi di interesse a strozzare i finanziamenti per l’energia pulita. Poiché alla COP27 si parla di trilioni di dollari di finanziamenti urgenti per il clima, la questione dei tassi su tali prestiti è a dir poco rilevante.
Il boom delle rinnovabili che c’è stato dal 2008 in poi è stato reso possibile anche, forse soprattutto, da tassi d’interesse nominali storicamente bassissimi e tassi reali addirittura negativi. Le rinnovabili, come settore, non hanno conosciuto altro, finora.
Banche multilaterali, organismi statali di garanzia del credito e investitori in genere dovranno fare la loro parte per strutturare e gestire i finanziamenti alle rinnovabili in modo da attutire e spalmare il più possibile i maggiori oneri che il rialzo dei tassi impone.