“Il progetto SARI svolge il monitoraggio del coronavirus attraverso l’analisi delle acque reflue urbane. Uno strumento importante nel campo della prevenzione epidemiologica che però sconta un’anomalia tutta italiana”, afferma in una nota Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani.
“Il SARI (Sorveglianza Ambientale Reflue in Italia), è un progetto di sorveglianza epidemiologica di Sars-Cov-2 attraverso le acque reflue urbane che fornisce indicazioni utili sull’andamento epidemico. Una rete di strutture territoriali che, con il coordinamento tecnico-scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità, analizza la presenza di tracce di Sars-Cov-2 nelle acque reflue a fini di monitoraggio preventivo sulla presenza del virus e la sua possibile propagazione in Italia.
I campioni prelevati prima dell’ingresso nei depuratori dei centri urbani possono essere utilizzati come ‘spia’ di circolazione del virus nella popolazione. Le prime analisi hanno già consentito di rilevare RNA di Sars-Cov-2 in diverse aree del territorio nazionale nel corso dell’epidemia”, continua, “inoltre, mediante indagini retrospettive su campioni di archivio, hanno rivelato la circolazione del virus in alcune aree del Nord in periodi antecedenti la notifica dei prima casi di Covid-19.
Un progetto sulla carta così serio, ci pone però delle domande: perché l’adesione a questo importantissimo piano è su base volontaria? Perché non viene finanziato direttamente dallo stato invece di lasciarlo alla libera iniziativa delle regioni? Perché non possiamo sapere quali regioni hanno aderito?
E gli agglomerati urbani sotto procedura di infrazione dovuta alla mancanza di una rete fognaria ovvero senza un sistema di depurazione a norma come possono avviare questo progetto di sorveglianza? Ricordiamo che in Italia circa il 30% dei comuni ha di questi problemi”, conclude.
Roma, 22 dicembre 2020