DAD scuole superiori, su quali basi si è chiuso tutto? Usuelli interroga l’assessore lombardo Rizzoli e, di riflesso, il governo

Con il DPCM del 23 ottobre il governo ha stabilito la reistituzione della didattica a distanza per le scuole superiori almeno al 75%, e con il prossimo in arrivo la percentuale arriverà al 100%. In Lombardia, la giunta regionale ha scelto di portarla direttamente al 100% per tutti gli studenti fin dalla fine di ottobre. Perché? È quanto Michele Usuelli, consigliere regionale di Più Europa-Radicali in Lombardia, intende chiedere oggi in consiglio regionale all’assessore all’Istruzione, formazione e lavoro Melania De Nichilo Rizzoli e, indirettamente, al governo italiano tramite un’interrogazione a risposta immediata.

«Abbiamo studi internazionali riguardo l’impatto sulla salute mentale dei ragazzi causata dal confinamento forzato e dalla chiusura delle scuole; abbiamo prove che la scuola sia un luogo sicuro e che siano piuttosto il tragitto o i momenti ricreativi extrascolastici i veri luoghi a rischio contagio; abbiamo report ISTAT che affermano che il ritorno a scuola sia necessario per attenuare o eliminare le differenze socio-economiche dell’ambiente di provenienza ed evitare l’enorme disparità di accesso alle metodiche di didattica a distanza tra gli alunni; infine, la decisione di chiudere le scuole superiori è stata l’unica che la Giunta regionale non ha condiviso con i sindaci dei capoluoghi di provincia, con i rappresentanti dell’ANCI e con i capigruppo di maggioranza e di opposizione che hanno partecipato alle molteplici riunioni organizzate per gestire di concerto la strategia di riduzione dei contagi da Covid 19 in Lombardia. Per tutte queste ragioni chiediamo conto all’assessore competente della ratio del provvedimento in questione», ha commentato Usuelli.

Al netto di un aumento dei contagi che sta rendendo la situazione nel Paese e in Lombardia sempre più preoccupante, la decisione del governo e della Lombardia non è stata giustificata agli occhi dei cittadini. In altri Paesi, come Francia e Germania, il varo di diverse forme di lockdown non ha portato alla chiusura delle scuole. Gli stessi studenti lombardi avevano scritto nei giorni scorsi una lettera al presidente Attilio Fontana, alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e al premier Giuseppe Conte, per sapere se fossero state studiate possibilità alternative, come l’istituzione di turni per le lezioni. A loro non è stata però data nessuna risposta, e così decine di studenti da tutta la Lombardia hanno organizzato la scorsa settimana una protesta pacifica e silenziosa, riunendosi sotto a Palazzo Lombardia e seguendo le lezioni a distanza, ciascuno dal proprio pc o tablet, nel rispetto di tutti i protocolli di sicurezza. Per tutta risposta, ad alcuni di loro sono state date note disciplinari da parte delle scuole. Secondo Usuelli, però, è fondamentale che le decisioni restrittive, di qualunque natura, siano suffragate da dati puntuali. Perciò Usuelli, dopo essersi confrontato con i rappresentanti degli studenti, si rivolgerà all’assessore e, di riflesso, al governo, chiedendo risposte.