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Castel Romano: sgombero non è soluzione, occorrono percorsi di inclusione



“Le condizioni sanitarie in cui versa il villaggio della solidarietà di Castel Romano costituiscono un’emergenza da affrontare prima di tutto per tutelare la salute dei residenti. Colpisce leggere una volta di più dichiarazioni che parlano di sgomberi senza parlare delle persone da sgomberare e delle possibili soluzioni”.


Così in una nota Marta Bonafoni, Alessandro Capriccioli e Paolo Ciani, capigruppo rispettivamente della Lista Civica Zingaretti, di +Europa Radicali e di Centro Solidale Demos al Consiglio regionale del Lazio.


“Affrontare il problema dei campi come questione di mero ordine pubblico, illudendosi che possa essere risolto semplicemente attraverso gli sgomberi, trascura il fatto (ormai evidente a tutti) che senza l’offerta di soluzioni alternative ad ogni sgombero non può che seguire una situazione ancora peggiore della precedente. È evidente che se si chiama una Asl in un luogo più simile ad una discarica che ad un centro di accoglienza, non può che certificare l’inadeguatezza del luogo in quello stato ad ospitare esseri umani. Ma il passaggio da questo ad uno sgombero senza soluzioni abitative (che ora non esistono) è l’ennesimo déjà vu sulla pelle dei Rom: visto che il campo (soluzione di accoglienza pubblica) è degradato, vi mandiamo per strada. Non può essere questa la soluzione.


Per superare realmente e definitivamente situazioni drammatiche come quella di Castel Romano bisogna fare altro: occorre piuttosto dedicarsi prima a un intenso (e faticoso) lavoro sociale di ricognizione dei bisogni e delle necessità, e poi alla costruzione di risposte concrete e differenziate a quei bisogni e a quelle necessità, attraverso la realizzazione di percorsi individuali che tengano conto delle specificità di ogni singolo nucleo familiare.

Solo attraverso questa strategia sarà finalmente possibile evitare di ritrovarsi, di qui a qualche mese, di fronte a nuove emergenze sanitarie ancora più gravi, alla necessità di nuovi sgomberi e alla ripetizione perenne di una storia che Roma ha già vissuto decine di volte e che come sempre si gioca sulla pelle e sulla vita delle persone”.

1 luglio 2020