Una necessaria precisazione: di cosa mi sono scusato e di cosa non mi sono scusato e non sono disposto a scusarmi


di Gianfranco Spadaccia
Nel mio intervento al comitato di Radicali Italiani di sabato scorso, ho chiesto
scusa ai compagni, dichiarando di essermi sbagliato su Bruno Tabacci. Ad intervento
concluso, dalle reazioni e dai commenti di alcuni mi sono reso conto di aver usato
una espressione che dava adito a qualche equivoco.


Chiarisco qui le mi scuse riguardavano esclusivamente il mio giudizio errato
sulla affidabilità di Tabacci, sulle sue reali ambizioni politiche, sulle sue intenzioni di
dar vita ad una forza politica composita nata da storie e culture diverse, sul suo
rispetto per gli altri. Ho anche detto che questo errore era probabilmente conseguenza
del fatto che, dopo aver combattuto (e sconfitto) per oltre 30 anni la DC in battaglie
culturali e politiche di fondamentale importanza per il nostro paese, forse avevo finito
per mitizzare quella classe dirigente che, nel bene e nel male, aveva governato l’Italia
negli anni delle ricostruzione realizzando uno sviluppo industriale e produttivo
portato a livelli che la avvicinavano agli altri paesi industriali del centro e del nord
Europa.


Non mi scuso invece aver fermamente voluto +Europa e ricercato il dialogo e
la collaborazione non solo dei laici, dei liberaldemocratici, degli ambientalisti ma
anche dei cattolici democratici. Così come non mi scuso di aver voluto che, dopo
l’esperienza delle politiche affrontasse anche la prova delle elezioni del P.E.,
consolidando la propria organizzazione in forme federate e autonome rispetti ai
movimenti dal cui incontro era nata.


Ero e rimango convinto che questo sia oggi il terreno di scontro con il
ricorrente sovranismo, populismo, nazionalismo, uno scontro che non riguarda solo
l’oggi ma probabilmente la durata di una generazione, che non investe solo l’Europa ma l’intero mondo occidentale.

Che in tanti si siano poi affrettati ad occupare questo
stesso spazio politico è, a mio modesto avviso, la prova che avevamo e abbiamo
ragione. E lo dico nella chiara consapevolezza delle difficoltà e degli ostacoli che
siamo destinati ad incontrare sulla nostra strada. (Gf.S.)