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Clima/Radicali: Bolsonaro sia perseguito dalla Corte penale internazionale

Dati ufficiali dimostrano responsabilità del Governo brasiliano in Amazzonia

I dati sulla deforestazione in Amazzonia confermano che il 2019 è l’annata peggiore da oltre 10 anni.

Fonte: INPE – agenzia brasiliana per le ricerche spaziali.

Dichiarazione di Igor Boni (Direzione nazionale Radicali Italiani)
“Dal 2016 la Corte Penale Internazionale può perseguire i crimini ambientali alla stregua di reati contro l’umanità, una riforma cruciale che consente alla Corte di considerare le risorse naturali che stanno in un Paese come risorse di tutta l’umanità. La Corte persegue in particolare i reati correlati alla ‘deforestazione’ e allo ‘sfruttamento dissennato delle risorse naturali’. Il Presidente Bolsonaro recentemente ha dichiarato che l’Amazzonia è del Brasile e non è patrimonio dell’umanità. Una dichiarazione inaccettabile, giacché le funzioni svolte dalle foreste sono essenziali per la vita degli interi ecosistemi e ovviamente anche dell’uomo. Non si tratta solo dell’Amazzonia evidentemente ma di tutte le foreste. La foresta amazzonica in questo 2019 è stata sottoposta a danni da incendi che non hanno pari negli ultimi decenni (come dimostrano i dati resi pubblici dalla stessa agenzia brasiliana) in presenza di un clima non certo caratterizzato da siccità. Gli incendi che hanno coinvolto oltre 6000 chilometri quadrati hanno portato in atmosfera enormi quantitativi di anidride carbonica, il principale gas climalterante.

Bolsonaro ha più volte esplicitamente sostenuto chi mira alla eliminazione delle foreste per trarre profitti dal legname e far posto a pascoli e colture. Tali dichiarazioni e comportamenti di complicità, evidente e rivendicata, dovrebbero essere perseguiti dalla Corte Penale Internazionale. Le diplomazie internazionali, gli Stati, l’Europa, l’Italia, oltre a criticare Bolsonaro e minacciare ritorsioni commerciali, dovrebbero immediatamente porre questa richiesta all’ordine del giorno”.