Radicali Italiani: appello a imprenditori per ricostruire infrastruttura giustizia. Dimezzare entro due anni durata processi. Allo studio pacchetto referendario antiregime

Si è concluso nel primo pomeriggio di oggi 27 aprile 2012, il Comitato nazionale di Radicali Italiani, iniziato il 25 aprile- Approvata all’unanimità la mozione generale presentata dal Segretario Mario Staderini e dal Tesoriere Michele De Lucia.

“Nonostante in Italia il dibattito pubblico venga sistematicamente negato proprio sulle questioni che hanno determinato la distruzione dello stato di diritto e l’impoverimento del tessuto civile, sociale e produttivo” si legge nella mozione, “Radicali Italiani rilancia la lotta per far uscire la Repubblica italiana dal persistente stato di manifesta flagranza di reato, caratterizzato dalla quotidiana violazione dei diritti umani e dall’elusione a quanto ci viene formalmente ingiunto dagli organismi e dalle giurisdizioni internazionali.”

Due le direttrici indicate: “ricostruire l’infrastruttura giustizia, restituendo una ragionevole durata ai processi, anche per rilanciare l’economia italiana” e “offrire al Paese un progetto di governo attraverso iniziative referendarie – a partire dall’abolizione della legge truffa sui rimborsi elettorali e della legge Fini-Giovanardi- che possano determinare una rottura con il sessantennio partitocratico”.

Il Comitato ha rivolto un appello alla classe imprenditoriale, perché “prenda coscienza che il funzionamento del servizio giustizia non può essere disgiunto da un provvedimento di amnistia che renderebbe concreto l’obiettivo di dimezzare entro due anni la durata dei processi civili, raggiungendo almeno la durata media europea pari a 556 giorni”.

In mozione anche un richiamo al tema del finanziamento pubblico: “Il Comitato rivendica una storia radicalmente altra nell’utilizzo del finanziamento pubblico, restituito ai cittadini nel corso degli anni direttamente o indirettamente attraverso il servizio pubblico di Radio Parlamento, le iniziative in difesa dei diritti come il Centro Calamandrei o la destinazione in favore delle famiglie dei poliziotti vittime del terrorismo, nonché consentendo agli italiani di esprimersi per tre volte tramite referendum per la sua abolizione. Di fronte all’esplodere dello scandalo della truffa dei rimborsi elettorali, che per le liste radicali sono stati effettivamente tali in quanto le uniche ad aver documentato spese superiori alle somme complessivamente incassate, il Comitato denuncia il tentativo in corso di salvare l’attuale sistema partitocratico e gli contrappone un modello che, al pari del sistema elettorale, metta al centro la persona anziché i partiti, escluda il finanziamento agli apparati e si fondi sulle donazioni da parte dei cittadini  e sulla fornitura da parte dello Stato dei servizi necessari alla politica.”

In conclusione, il richiamo alla necessità del raddoppio delle iscrizioni e delle donazioni entro giugno, pena l’impossibilità di proseguire l’attività politica.

Il Comitato nazionale di Radicali Italiani, riunitosi a Roma dal 25 al 27 aprile 2012, ascoltate le relazioni del Segretario e del Tesoriere, le approva.

Il Comitato saluta le donne e gli uomini – religiosi e laici, sindaci e presidenti di provincia con i gonfaloni delle loro città, parlamentari di ogni schieramento politico, sindacati, parenti di detenuti, agenti di polizia penitenziaria, associazioni del volontariato, educatori, psicologi, assistenti sociali, giornalisti, altre personalità e cittadini comuni – che hanno assicurato il successo della II marcia per l’Amnistia, la giustizia e la libertà, partecipandovi direttamente o in qualità di promotori. Esprime solidarietà nei confronti dei tanti altri che si sarebbero uniti per celebrare diversamente il giorno della liberazione se solo la notizia della Marcia non fosse stata vietata loro dai principali quotidiani e testate televisive.

L’Italia è infatti un Paese in cui il dibattito pubblico viene sistematicamente negato proprio sulle questioni che hanno determinato la distruzione dello stato di diritto e l’impoverimento del tessuto civilesociale produttivo. Accade sulla giustizia quello che per trent’anni è accaduto con la crescita del debito pubblico, celata agli italiani per meglio consentire al regime partitocratico di nutrirsi di finanziamenti pubblici, comprare il consenso attraverso la spesa pubblica e occupare aziende di Stato e di parastato, fondazioni bancarie e società in house o miste controllate dagli enti locali.

La circolazione delle idee è soffocata, controllata, contraffatta, al punto che ogni volta che i programmi radiotelevisivi hanno trattato temi quali le liberalizzazioni, il mercato del lavoro, la legge elettorale, mai gli italiani hanno potuto ascoltare coloro che per anni sono stati gli unici protagonisti di iniziative istituzionali e proposte di riforma. Le istituzioni che dovrebbero garantire il diritto dei cittadini a conoscere e confrontare le diverse proposte politiche si mostrano impotenti e oggettivamente complici: la Commissione parlamentare di vigilanza da tempo ha rinunciato a svolgere le funzioni attribuitele dall’ordinamento, mentre i provvedimenti dell’Agcom sono ridotti a grida manzoniane prive di reale efficacia.

Consapevole di un tale contesto antidemocratico, il Comitato rilancia la lotta per far uscire la Repubblica italiana dal persistente stato di manifesta flagranza di reato, caratterizzato dalla quotidiana violazione dei diritti umani e dall’elusione a quanto ci viene formalmente ingiunto dagli organismi e dalle giurisdizioni internazionali. 

Ricostruire l’infrastruttura giustizia, restituendo una ragionevole durata ai processi, è condizione indispensabile, oltre che per liberare milioni di famiglie ostaggio di uno spaventoso arretrato e superare la criminale condizione penitenziaria, anche per rilanciare l’economia italiana.

Secondo il rapporto Doing Business 2012 della Banca Mondiale, su 183 Paesi monitorati l’Italia è al 158 posto (ultima in Europa) per quanto riguarda l’efficienza del sistema giudiziario nella risoluzione di una controversia commerciale, con costi altissimi e una durata media di 1210 giorni per arrivare a sentenza. In pratica, mentre le aziende straniere recuperano un credito nel giro di un anno, quelle italiane impiegano in media 40 mesi, con un danno diretto valutato dalla Banca d’Italia in un punto di Pil.

Nel porre questi dati all’attenzione del Governo ai fini dell’efficacia delle riforme da esso promosse, il Comitato impegna gli organi dirigenti ad attivarsi – anche in vista dell’appuntamento del prossimo 15 giugno convocato contro il ritardo dei pagamenti alle imprese e per l’introduzione dell’iva per cassa – affinché la classe imprenditoriale possa prendere coscienza da una parte che il funzionamento del servizio giustizia non può essere disgiunto da un provvedimento di amnistia che renderebbe concreto l’obiettivo di dimezzare entro due anni la durata dei processi civili, raggiungendo almeno la durata media europea pari a 556 giorni. Dall’altra, l’improcrastinabilità della lotta per porre termine alla metastasi partitocratica delle nostre istituzioni e per realizzare un’alternativa democratica.

A questo fine, il Comitato ritiene necessario offrire al Paese un progetto di governo attraverso iniziative referendarie che possano determinare una rottura con il sessantennio partitocratico. Da quindi mandato agli organi dirigenti di predisporre, coinvolgendo gli altri soggetti politici radicali, un pacchetto di quesiti referendari – a partire dall’abolizione della legge truffa sui rimborsi elettorali e della legge Fini-Giovanardi – intorno ai quali ricercare da subito le disponibilità a costituire Comitati promotori e verificare la praticabilità per una campagna di raccolte firme nel prossimo mese di ottobre. In particolare, occorrerà esplorare l’effettiva capacità di aggregare su tale progetto quelle energie umane e finanziarie indispensabili per l’avvio stesso della campagna.

Il Comitato rivendica, infatti, come il movimento radicale nel corso degli anni abbia investito decine di milioni di euro, spesso mettendo in gioco il proprio patrimonio, per promuovere 145 referendum di cui 110 ammessi dalla Corte di Cassazione, raccogliendo in totale oltre 66 milioni firme autenticate e certificate.

Il Comitato rivendica altresì una storia radicalmente altra nell’utilizzo del finanziamento pubblico, nel corso degli anni restituito ai cittadini direttamente o indirettamente attraverso il servizio pubblico di Radio Parlamento, le iniziative in difesa dei diritti come il Centro Calamandrei o la destinazione in favore delle famiglie dei poliziotti vittime del terrorismo, nonché consentendo agli italiani di esprimersi per tre volte tramite referendum per la sua abolizione. Di fronte all’esplodere dello scandalo della truffa dei rimborsi elettorali, che per le liste radicali sono stati effettivamente tali in quanto le uniche ad aver documentato spese superiori alle somme complessivamente incassate, il Comitato denuncia il tentativo in corso di salvare l’attuale sistema partitocratico e gli contrappone un modello che, al pari del sistema elettorale, metta al centro la persona anziché i partiti, escluda il finanziamento agli apparati e si fondi sulle donazioni da parte dei cittadini e sulla fornitura da parte dello Stato dei servizi necessari alla politica.

Il Comitato ringrazia le 788 persone che ad oggi hanno deciso di iscriversi Radicali italiani per il 2012 e le 364 persone che hanno versato un contributo al Movimento. Condizione per proseguire l’azione politica liberale, liberista, libertaria, antipartitocratica, riformatrice del Movimento è che entro il prossimo 15 giugno gli iscritti al Movimento siano almeno raddoppiati, o che si raccolga un autofinanziamento almeno equivalente. Il  Comitato rivolge un appello a tutti gli iscritti e i militanti ad attivarsi da subito per trovare ciascuno, entro quella data, un nuovo iscritto al Movimento.

mozioni particolari