MOZIONE GENERALE
Il Comitato nazionale di Radicali Italiani, riunito a Roma nei giorni 1-3 ottobre 2010, ascoltate le relazioni del segretario e del tesoriere, le approva.
Il Comitato sostiene l’azione nonviolenta che, nell’ambito del grande Satyagraha per la pace, lo stato di diritto e la democrazia, Marco Pannella ha ripreso in occasione della giornata internazionale della nonviolenza per porre fine allo stato letteralmente criminale in cui versano la giustizia e le carceri italiane e per portare alla conoscenza dell’opinione pubblica una verità storica ancora nascosta sulla guerra in Iraq, che Bush e Blair fecero letteralmente scoppiare, con la complicità di Berlusconi e Gheddafi, sol perché non scoppiassero in Iraq, con l’esilio oramai accettato di Saddam, la libertà e la pace. Si unisce a lui nel chiedere una Commissione italiana d’inchiesta sulla verità di quegli eventi.
Sistema elettorale
Media
Situazione Carceri
Antiproibizionismo
Lavoro e Sviluppo
Il Comitato, dinanzi alla condizione sempre più perfetta di antidemocrazia in cui il sessantennio partitocratico ha ridotto la Repubblica sebbene tutt’ora non paia aver compiuto sul popolo italiano i disastri del ventennio fascista, rivendica l’obiettivo dell’alterità e dell’alternativa proprie del movimento radicale nella sua lunga lotta partigiana, e rinnova l’impegno per conquistare il pieno rispetto dei diritti umani, civili e politici in Italia e non solo.
Il Comitato si oppone alla convocazione di elezioni anticipate che costituirebbero un ulteriore uso del voto in maniera sostanzialmente analoga all’uso che ne fanno le dittature, elezioni che sarebbero senz’altro antidemocratiche e antipopolari, volte a riprodurre un Parlamento di nominati dalla partitocrazia e ad aggravare le condizioni sociali e economiche del Paese.
Si oppone altresì a ipotesi controriformistiche di restaurazione del sistema proporzionale o del meccanismo clientelare delle preferenze, individuando invece quali priorità, in convergenza con la necessità di rimettere le persone e la loro storia al centro della politica:
- una riforma elettorale basata sul collegio uninominale, con preferenza per una legge maggioritaria a turno unico nella prospettiva del modello americano presidenzialista;
- la riforma secondo standard internazionali delle procedure di accesso e partecipazione alle elezioni;
- l’effettiva attuazione del diritto tutelato dall’articolo 49 della Costituzione di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale;
- l’interruzione della pratica truffaldina dei falsi rimborsi elettorali ai partiti, in linea coi rilievi della Corte dei conti e nel rispetto del massiccio voto referendario con cui gli italiani abrogarono il finanziamento pubblico dei partiti.
Impegna il Movimento ad ogni livello a raccogliere adesioni all’Associazione per l’uninominale e a proseguire le lotte per la conquista e l’attuazione dell’anagrafe pubblica degli eletti insieme alle iniziative per assicurare la conoscenza delle spese del Parlamento e della pubblica amministrazione.
Il Comitato denuncia come, attraverso un sistema radiotelevisivo strutturalmente fuorilegge, il popolo italiano sia sostanzialmente costretto a ignorare l’esistenza nel nostro Paese di consistenti nuclei di Shoah, al tempo stesso essendogli sottratta la possibilità di conoscere, giudicare, confrontare le diverse proposte politiche e dunque anche di scegliere l’alterità e l’alternativa del movimento radicale, la cui pluridecennale cancellazione viene praticata con uguale violenza da redazioni e tenutari di riferimento delle diverse oligarchie dominanti.
Considerando la nuova capacità elaborata dal Centro d’ascolto dell’informazione radiotelevisiva di monitorare non solo i tempi ma anche il numero di ascolti effettivi per ciascun programma, nonché di monitorare anche lo strumento radiofonico – persino peggiore di quello televisivo nell’eliminazione di temi e battaglie radicali oltre che nell’imposizione di un’agenda scissa dalle grandi questioni sociali del nostro tempo – impegna gli organi dirigenti ad aggiornare la denuncia politica e giudiziaria relativa alla negata possibilità di conoscenza e di portarla all’attenzione delle istituzioni e del Presidente della Repubblica.
Il Comitato ringrazia i parlamentari e i consiglieri regionali che hanno partecipato alla seconda edizione del “Ferragosto in carcere”, in particolare i dirigenti e i militanti radicali che l’hanno resa possibile, e ritiene assolutamente inadeguate le misure che si preannunciano da parte del Parlamento, considerato che gli istituti penitenziari italiani sono i più sovraffollati d’Europa come conferma un recente studio dell’International Centre for Prison Studies, King’s College, University of London, secondo il quale in Italia in 100 posti-branda sono ammassate 152 detenuti mentre la media europea è di 107.
Di fronte all’urgenza di interrompere il trattamento disumano e le torture cui sono costretti detenuti e operatori penitenziari, con l’inevitabile portato di umiliazione e di morte, sostiene l’impegno dei parlamentari radicali affinché si ritorni all’originario disegno di legge Alfano predisposto all’indomani di una lunga iniziativa nonviolenta radicale finalizzata a dare una prima risposta alla “mozione radicale sulle carceri”, approvata sia alla Camera che al Senato e rimasta lettera morta nonostante gli impegni assunti dal Governo.
In particolare, auspica che nei prossimi giorni il Senato preveda in maniera permanente l’automatismo nella concessione della detenzione domiciliare per i detenuti che debbano scontare meno di 12 mesi di pena, nonché che l’istituto della messa alla prova, già praticato con successo nella giustizia minorile, sia introdotto nel nostro ordinamento.
Il Comitato conferma l’amnistia quale precondizione per procedere a una riforma strutturale e organica del sistema giustizia, così come indicato nella Risoluzione radicale approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento nel gennaio 2009 e che impegnava il Governo a presentare in tempi brevi un testo che prevedesse, fra l’altro, la riforma dei criteri concernenti l’obbligatorietà dell’azione penale, la separazione delle carriere dei magistrati, la revisione della composizione e del sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura, la modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati, la revisione delle modalità di collocamento fuori ruolo dei magistrati e di attribuzione degli incarichi extragiudiziari, una forte depenalizzazione ed una razionalizzazione delle fattispecie criminose.
Il Comitato, convinto che la proibizione sulla conoscenza e le scelte individuali generi violazioni delle libertà civili e rappresenti un potente freno per il benessere comune, denuncia in particolare quanto il proibizionismo sulle droghe sia una forma di repressione sociale di massa che ha alimentato le mafie e la criminalità politica e comune, concorrendo a farle divenire attori potentissimi del processo decisionale ed economico e ha provocato negli anni la morte di migliaia di
cittadini consumatori e farmacodipendenti in tutto il mondo.
Pertanto, dà mandato agli organi dirigenti di porre al centro del dibattito del IX Congresso di Radicali Italiani le lotte antiproibizioniste radicali per la legalizzazione di tutte le droghe, invitando a Chianciano esperti e militanti che possano arricchire e aggiornare la conoscenza dei costi del proibizionismo dopo decenni di fallimentare guerra alla droga, al fine di individuare azioni di resistenza giudiziaria e nonviolenta a difesa del consumatore e in vista di una mobilitazione radicale transnazionale in occasione del 50esimo anniversario dell’adozione della Convenzione unica sui narcotici e le sostanze psicotrope del 1961.
Il Comitato, nel ribadire che i temi detti etici rappresentano in realtà vere e proprie questioni sociali, richiama il Governo a rispettare l’impegno, preso a seguito dell’iniziativa nonviolenta di Maria Antonietta Farina Coscioni, di emanare entro il 30 settembre un decreto sui nuovi LEA (livelli essenziali di assistenza) che, insieme al nomenclatore degli ausili e delle protesi, è problema che riguarda almeno un milione di famiglie.
Preso atto della ottusità con cui il Governo sta percorrendo l’opzione nucleare, invita i militanti ad attivarsi con iniziative specifiche su base regionale, anche attraverso la promozione di comitati antinucleare.
Il Comitato denuncia come, anno dopo anno, la situazione economica e sociale del Paese vada sempre più aggravandosi, senza che la partitocrazia manifesti né la volontà, né la capacità di intervenire, se non con provvedimenti emergenziali dagli effetti limitati, temporanei e fonte di spesa pubblica clientelare.
È necessario invece sanare con interventi strutturali le gravi iniquità sociali e le insopportabili lacune del nostro sistema di welfare, contrastare il ricorso a pratiche anticoncorrenziali fonte della drammatica perdita di competitività del nostro tessuto industriale. La concorrenza è un bene pubblico essenziale, da difendere e tutelare contro ogni forma di conflitto di interessi: la vicenda Profumo-Unicredit, come già quella Intesa-San Paolo, costituisce un caso paradigmatico degli effetti nefasti dei conflitti di interessi esistenti tra partiti, fondazioni bancarie, banche e imprese.
Il Comitato invita gli organi dirigenti a presentare al Congresso una ricognizione delle proposte radicali sui temi economici e sociali. I referendum promossi negli anni dai radicali – ad esempio, i quesiti su articolo 18, monopolio Inail, pensioni, trattenute sindacali, patronati, cassa integrazione straordinaria, mercato del lavoro, sostituto d’imposta, servizio sanitario nazionale, equo canone, liberalizzazione delle professioni – e le proposte di legge presentate dai parlamentari radicali – tra cui quelle per la liberalizzazione dell’età massima lavorativa (c.d. pdl “Pannella-Ichino-Cazzola”) e la riforma universalistica del sistema di welfare – costituiscono un patrimonio più che mai attuale di soluzioni che consentirebbero di governare problemi antichi e di invertire finalmente la rotta rispetto a un declino altrimenti irreversibile. A queste si aggiunge la proposta sui cosiddetti “contributi silenti”, perché sia riconosciuto ai lavoratori – dipendenti o autonomi – o ai loro superstiti il diritto, su domanda, alla restituzione dei contributi previdenziali versati che non abbiano dato luogo alla maturazione di un corrispondente trattamento pensionistico. L’urgenza di questa ulteriore riforma è riassunta dal dato drammatico per cui la metà dei trentenni attivi risulta aver versato all’Inps solo da uno a quattro anni di contributi, con la prospettiva di un futuro di povertà, se non di miseria. Il Comitato invita gli iscritti e i militanti a promuovere e a sostenere, anche con una campagna di raccolta firme, l’iniziativa parlamentare sui contributi “silenti”, perché si ponga finalmente rimedio a quella che costituisce ad ogni effetto una vera e propria emergenza sociale.
Per iniziare a guarire i mali che penalizzano e soffocano il mercato del lavoro e i non garantiti, è necessario fare luce sulla reale portata della disoccupazione strutturale e congiunturale, denunciando l’opera di disinformazione che anche in questo ambito i media promuovono, attraverso il sistematico occultamento dei dati effettivi, in particolare di quelli relativi alla disoccupazione “corretta” (ovvero: disoccupati, inoccupati e scoraggiati, che considerati nel loro complesso portano il dato italiano ben al di sopra della media UE e sempre più prossimi alla disastrosa disoccupazione spagnola). A ciò si aggiunge la disoccupazione che ha origine dal fallimento anche delle PMI più dinamiche e competitive, decimate più che per demeriti e mancanza di competitività propri, per i ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione e della grande impresa assistita, che le utilizza come veri e propri sportelli bancari: una palese violazione dello Stato di diritto, a cui cerca di porre rimedio la proposta di legge c.d. “Beltrandi-Misiani”.
Il Comitato, preso atto del lungo elenco di azioni e pratiche anti-radicali da parte del Partito democratico, da ultimo l’avvio di trattative per la controriforma elettorale senza alcuna interlocuzione con i Radicali o il sabotaggio di ogni provvedimento in grado di diminuire il criminale sovraffollamento delle carceri, incarica gli organi dirigenti di inviare il documento allegato alla mozione a tutti i parlamentari e dirigenti del Pd, sollecitando da parte loro una valutazione su quanto è accaduto e accade; li incarica altresì di pubblicarne una versione aggiornata sul sito del Movimento per ospitare il dibattito precongressuale sul rapporto con il Partito democratico.
Nel caso in cui – anche in occasione del rinnovo degli incarichi del gruppo parlamentare del Pd dal quale i parlamentari radicali sono da mesi autosospesi – si dovessero verificare, confermare e aggravare ulteriormente i documentati riflessi e comportamenti chiaramente anti-radicali, espressione di mancanza di rispetto reciproco, il Comitato ritiene che essi potranno costituire serio motivo di rottura con il Partito democratico e i suoi gruppi parlamentari.
Il Comitato conferma l’obiettivo dell’attivazione degli strumenti di iniziativa popolare anche a livello locale come strumento fondamentale per avanzare proposte di governo anche dall’esterno delle istituzioni. Esprime adesione e sostegno alla campagna di raccolta firme sui 5 referendum comunali per la qualità della vita e dell’ambiente a Milano, in particolare in vista delle giornate di mobilitazione straordinaria della raccolta firme dal 15 al 17 ottobre; sostiene altresì l’iniziativa nonviolenta di Donato Salzano per l’adozione da parte del Comune di Salerno del regolamento per l’esercizio del voto referendario.
In vista del Congresso del Partito Radicale Nonviolento,transnazionale e transpartito, al cui successo Radicali Italiani è chiamato a contribuire anche dando forza agli impegni previsti in mozione, il Comitato plaude alla determinazione con cui Emma Bonino e Non c’è pace senza giustizia perseguono lo storico obiettivo di una risoluzione Onu per la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili.
Il Comitato, infine, impegna gli organi dirigenti a investire un comitato di studio per elaborare una proposta da sottoporre al Congresso del Movimento in relazione all’attuazione della modifica statutaria del sistema di elezione dei membri del Comitato.