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Comitato nazionale di Radicali Italiani: lo stato dell’informazione televisiva e dei Radicali

Una parte della relazione tenuta dalla Segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini durante la prima giornata dei lavori del Comitato Nazionale, che si svolge a Roma dal 28 al 30 settembre.
Roma, 29 settembre 2007I) La circolazione delle idee nella televisione italianaNell’anno trascorso l’informazione e la comunicazione politica televisiva nazionale hanno sostanzialmente mantenuto inalterate le caratteristiche assunte dall’assetto di regime nell’ultimo quinquennio.Il controllo della (non) circolazione delle idee continua a passare attraverso il controllo dell’agenda setting, cioè dei temi che diventeranno oggetto di dibattito nell’opinione pubblica e di quelli che ne saranno invece espulsi.Ciò avviene in particolare tramite i programmi di approfondimento politico, il cui arbitrario potere di selezionare gli invitati è funzionale a meglio garantire l’esclusione di alcuni temi attraverso l’esclusione dei soggetti politici che ne sono portatori.  La scelta degli invitati risponde, naturalmente, anche alle pure logiche di marketing (la tesi berlusconiana per cui se hai il 30% dello spazio tv ha il 30% del consenso).Sia i telegiornali (cronicamente lottizzati) che i talk show seguono la regola non scritta -e fuori legge- della sostanziale corrispondenza tra il tempo dedicato ai singoli partiti ed il loro voto alle elezioni politiche (per cui se hai il 2,4% dei voti, avrai il 2,4% del tempo nei tg e nei talk), con la variante cd dei “tre terzi” (uno al governo, uno alla maggioranza e uno alla opposizione) per quanto riguarda i tg.L’erosione degli ascolti dei talk show, ha ridotto ancor di più la possibilità che spazi quantitativamente minori ma qualitativamente elevati possano incidere nell’opinione pubblica.Le Tribune politiche degli anni 70’ cui aveva accesso il Partito radicale, seppur poche, consentivano di parlare a 10, 14, finanche 17 milioni di persone.Oggi, in assenza di un significativo mix di presenze nei telegiornali e nei talk (e quindi sulla carta stampata), un soggetto politico o sociale non è in grado di mettere “in circolo” la sua idea. A noi Radicali, in questo anno è riuscito nel caso della lotta nonviolenta di Piergiorgio Welby; solo molto parzialmente con la pena di morte. Un altro mix rilevante, seppur in misura minore ed ai nostri danni, si è avuto con la “rottura” Capezzone/Radicali.È tuttora in corso un’operazione calata dall’alto, il lancio del Partito Democratico: la quantità delle notizie che, tra giugno ed agosto, i telegiornali hanno riservato al PD è solo l’anticipo di quello che si preparano a fare i talk show, rafforzati da un provvedimento dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che invita a riservare spazi adeguati alle elezioni primarie in virtù della loro “connotazione civica e di partecipazione democratica”. Giugno-Agosto 2007: % di notizie dedicate al Partito Democratico tra il totale delle notizie di “Politica” dei TgTG1TG2TG3RETE 4CANALE 5ST. APERTOLA 7SKY TG14,5%11,6%16,1%4,6%7,9%7,5%20%14,8% Più in generale, si conferma la tendenza delle reti Mediaset e delle trasmissioni vicine al centro destra ad un più efficace utilizzo dello spin doctoring, mentre quelle di centro sinistra sono, per cultura,  più portate alla cancellazione e alla deformazione delle notizie.In questo contesto, il Vaticano rimane perno centrale per entrambe le aree di potere, accrescendo ulteriormente la sua presenza quotidiana nei telegiornali.La programmazione radiofonica nazionale, poi, rimane un buco nero, privo di monitoraggio alcuno.   II) I Radicali nella televisione italianaLa valutazione dell’ultimo anno televisivo dei Radicali richiede un’analisi di contesto che non si limiti al solo aspetto quantitativo.Le nostre presenze sui telegiornali rispecchiano in percentuale la consistenza elettorale, ferma restando però l’anomalia Capezzoneconteggiato pur essendo portatore di politica altra. L’anno è stato anche segnato dall’affermarsi nei telegiornali e poi ovunque del termine “sinistra radicale”.Marco Pannella continua ad essere escluso dai talk show: zero presenze in tutti nell’ultimo anno con l’esclusione di Primo Piano. Stesso trattamento ha avuto la Segretaria di Radicali Italiani, mentre a Emma Bonino e Marco Cappato sono stati ghettizzati in argomenti settoriali.I giornali hanno in questi giorni scoperto il “caso Bertinotti”, un consenso costruito da overdose di tv; rimane ancora tabù il “caso Pannella”. 2001-2007: Presenze di Pannella e Mastella sui tre principali Talk-showPANNELLA Dicembre 2001/giugno 2006Settembre 2006/Agosto 2007MASTELLADicembre 2001/giugno 2006Settembre 2006/Agosto 2007Porta a Porta50Porta a Porta5110Ballaro’00Ballaro’51Matrix10Matrix03 Nei talk show, oltre ad essere invitati raramente, i Radicali vengono sistematicamente esclusi quando si discute della “grande politica”: alleanze, crisi di Governo o sue politiche generali. In questi casi viene semmai invitato Boselli nella sua qualità di segretario SDI.Rispetto alla RNP, l’analisi della ripartizione interna dei tempi tra radicali e socialisti, mostra una spiccata capacità relativa dei radicali a “fare notizia” con le loro iniziative, guadagnandosi così una presenza maggiore nei telegiornali.  Nelle trasmissioni di approfondimento, invece, dove più forte è il potere del conduttore di determinare presenze e temi indipendentemente dall’iniziativa politica, l’accesso in video delle due componenti della Rosa nel pugno è sostanzialmente in equilibrio. Settembre 2006-agosto 2007: % di tempo all’interno dei talk show sul totale dei partiti[1] MATRIXPORTA A PORTABALLARO’UNOMATTINAPRIMO PIANOSDI0,27%2%10%1,1%RNP1,28%1,8%2,18%4,9%4.85%Radicali0%0,2%0%0%1,2% Gli spazi di comunicazione politica (tribune, messaggi autogestiti) si sono ridotti di molto, a causa della scelta della Commissione parlamentare di vigilanza di bloccare le novità in termini di format e di fasce di ascolto che avevamo conquistato negli anni scorsi (ad. es. le conferenze stampa in prime time)                                                           ***Il quadro complessivo, dunque, si connota per l’avanzamento del genocidio politico e culturale del mondo radicale.L’esclusione e la ghettizzazione dei radicali, in particolare nei talk show, è sicuramente legata alla necessità di nascondere i temi scomodi alle oligarche dominanti. La sistematicità con cui viene attuata, però, rafforza l’impressione che ad essere esclusa sia in realtà una cultura, quella della democrazia così come ancora non si è inverata in Italia, della democrazia tout court. La difesa dell’identità radicale diventa, quindi, difesa della democrazia, della possibilità dei cittadini di conoscere per deliberare. Un’azione che assume valore strategico di fronte alla considerazione che la crisi delle democrazie occidentale è soprattutto crisi del sistema di circolazione delle idee. III)  In crisi la lotta al “caso Italia”?Indubbiamente, la capacità “di fuoco” radicale sul fronte del “caso Italia” ha vissuto un momento di contrazione, dopo che per anni erano state assunte continue iniziative per la legalità dell’informazione. Ciò ha ovviamente reso più agevole l’aggravarsi del genocidio politico e culturale dei radicali.Viviamo una difficoltà storica della lotta radicale per assicurare ai cittadini il diritto di conoscere per deliberare. Se le cause contingenti possono essere identificate nella riduzione delle risorse umane dedicate e nell’affinamento delle tecniche di regime, le ragioni politiche sono ravvisabili probabilmente nel non esser riusciti, negli anni passati, a coinvolgere nella lotta il partito tutto, fornendo ai militanti gli strumenti per vivere le iniziative in prima persona.Quest’anno le azioni radicali di attivazione della legalità hanno avuto due fronti principali:1) la pena di morte, dove ci è trovati costretti –erano decenni che non accadeva- ad occupare la RAI dopo che a nulla erano valse le azioni legali avviate e che una Risoluzione in Commissione parlamentare di vigilanza era stata completamente elusa;2) il dilagare Vaticano: grazie al nostro supporto, le confessioni religiose non cattoliche sottoscrittrici di Intesa con lo Stato hanno denunciato la RAI per aver costantemente riservato un enorme spazio nei telegiornali agli esponenti del Vaticano senza mai una volta dare accesso ad esponenti di altre confessioni religiose. Abbiamo inoltre denunciato il Tg1 per l’informazione (non)data nella vicenda delle agevolazioni fiscali della Chiesa cattolica.In questi giorni si è avviata un’iniziativa politica e legale volta ad ottenere che gli spazi televisivi riservati al processo costituente del Partito Democratico assicurino la presenza non solo di chi persegue questo processo, ma anche di chi vi si oppone, lo critica o ne è stato escluso. IV) Prospettive di azioneL’affermazione delle istanze e delle riforme radicali passa attraverso la ripresa di centralità, all’interno del Partito, della lotta per la circolazione delle idee.Le possibili linee di azione possono ricondursi a tre aree: 1) l’interruzione di violazioni, per cosi dire, generali; 2) lo specifico radicale; 3) le riforme.Sul primo fronte, oltre a proseguire le iniziative avverso lo strabordare senza contraddittorio del Vaticano, specie sulle questioni etiche, e la creazione mediatica dell’evento “primarie bidone”, occorre riprendere le iniziative per ripristinare la legalità della comunicazione politica (tribune e messaggi autogestiti).La priorità, in ogni caso, non può che essere la denuncia e l’interruzione dell’espulsione dai talk show e dai dibattiti più importanti della politica italiana dei radicali, in particolare di Marco Pannella, e delle istanze sociali che rappresentano.In questo quadro, impressiona la decennale assenza di approfondimento politico sul soggetto radicale in quanto tale, della sua realtà transnazionale e transpartitica così come della sua capacità di incardinare lotte come quella sulla pena di morte.Al tempo stesso, occorrerà sperimentare forme partecipate di monitoraggio e di denuncia in sede regionale, dove le  associazioni radicali svolgono sul territorio un’attività anch’essa censurata.Va anche ripreso ed aggiornato il dossier internazionale (Osce etc), ponendo anche con forza la confessionalizzazione della televisione pubblica italiana. e la questione Vaticano.Naturalmente, il modo stesso di fare informazione necessita di riforme radicali: ridare centralità agli spazi di comunicazione politica, ad armi pari e con format ed orari di massimo ascolto; mettere in discussione la regola non scritta della proporzionalità del tempo alle % di voto; favorire l’informazione di tipo giornalistico rispetto all’infotainement dei talk show; inserire i temi e l’ attività parlamentare quali parametri dell’informazione e dell’approfondimento.A questo fine, l’organizzazione di un grande Convegno rappresenta il punto di partenza per affrontare il modo di fare televisione, le regole esistenti, la questione delle frequenze, della riforma della RAI e delle opportunità offerte dall’innovazione tecnologica per superare i limiti democratici dell’attuale regime di fruizione dei contenuti audiovisivi.
[1] Così nel dettaglio delle presenze: P a P: 3 presenze radicali (di cui 1 Capezzone) contro le 10 dello SDIBallaro’: 2 presenze Bonino, 2 Boselli; UnoMattina: solo presenze Bonino; Primo Piano: presenza RNP soprattutto di radicali; Matrix: 1 presenza in tutto di Capezzone