“Come era prevedibile, il viaggio a Mosca del ministro Di Maio non ha prodotto alcun risultato tangibile. Di Maio non ha richiesto alla controparte russa rassicurazioni e prove tangibili del ritiro dei soldati di Mosca dalle frontiere con l’Ucraina”, lo dichiarano in una nota Massimiliano Iervolino, Igor Boni, segretario e presidente di Radicali Italiani e Giulio Manfredi dell’associazione radicale Adelaide Aglietta.
“Le informazioni e le immagini diffuse dalle fonti osint (open source intelligence) testimoniano che l’asserito ritiro russo non è affatto in corso, anzi molte unità di Mosca si sono avvicinate ancora di più al confine ucraino. Di Maio non ha neppure richiesto al suo omologo Lavrov rassicurazioni sulla situazione nel Donbass, a maggior ragione dopo l’attacco a colpi di mortaio contro un asilo in territorio ucraino attuato dai separatisti filorussi. C’è un particolare illuminante: i secessionisti del Donbass accusano di ‘terrorismo’ l’Ucraina proprio come i separatisti filonazisti dei Sudeti, aizzati da Hitler e Goebbels, accusavano di “terrorismo” la Cecoslovacchia nel 1938.
Di fronte a tutto questo, abbiamo un ministro degli Esteri italiano che da quando è entrato alla Farnesina nel settembre 2019 ha fatto conferire dal presidente Mattarella onorificenze della Repubblica a ventidue esponenti del regime di Putin. E che si guarda bene di rispondere alla formale richiesta di Radicali Italiani, inviata in due riprese sia alla Farnesina sia al Quirinale, di revoca di tali onorificenze”, concludono.