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Carcere: nel rapporto tossicodipendenze ancora discriminazione sanitaria

“Il Rapporto sulle tossicodipendenze 2019 pubblicato sul sito del ministero della Salute presenta dei dati irrisori sull’assistenza sanitaria in carcere.

Non solo il ministro Speranza è stato assente alla Conferenza nazionale sulla droga ma è anche latitante sui dati”, lo dichiarano in una nota Massimiliano Iervolino, Igor Boni e Giulia Crivellini, segretario, presidente e tesoriera di Radicali Italiani.

“Leggendo il ‘Rapporto Tossicodipendenze. Analisi dei dati del Sistema Informativo Nazionale delle Dipendenze. Anno 2019’ rileviamo, innanzitutto, il solito cronico ritardo temporale nella pubblicazione dei dati: a fine 2021 sarebbe possibile e opportuno poter disporre già dei dati relativi al 2020, anno in cui, fra l’altro, è insorta la pandemia da Covid-19, con tutte le ricadute conseguenti sul sistema sanitario nazionale e, in particolare, sui trattamenti forniti dai servizi pubblici per le dipendenze/Ser.D.

Ma la cosa più sconsolante – sottolineano – è un’altra: nella pur corposa e ricca pubblicazione (si tratta di 145 pagine e 13 pagine di tabelle), non è possibile acquisire nessuna informazione sull’assistenza sanitaria fornita ai cittadini tossicodipendenti reclusi in carcere.

Un cenno c’è a pagina 101 dove si forniscono dati generali e non disaggregati per carcere o, almeno, per regione di riferimento. E anche nelle Relazioni del governo al parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, che il governo è tenuto a presentare ogni anno entro il 30 giugno, le informazioni sull’assistenza sanitaria in carcere o sono assenti (Relazioni del 2019 e del 2020) o sono  irrisorie (Relazione 2021).

È necessario che nel prossimo “Rapporto Tossicodipendenze” siano quantificati, Regione per Regione, sia gli interventi forniti dai Ser.D nelle rispettive carceri anche precisando se si tratta di interventi psico-sociali o farmacologici e, in quest’ultimo caso, se a scalare o a mantenimento, sia il costo di tali interventi. Il ministero della Salute ha il dovere di fornire dati accurati sull’assistenza sanitaria ai cittadini tossicodipendenti detenuti e, soprattutto, ha il dovere di contribuire ad assicurare a tali cittadini gli stessi trattamenti assicurati a chi è oltre le sbarre, ai sensi del combinato disposto del D. lgs. n. 230/1999 e del DPCM 1 aprile 2008.

C’è speranza di non avere più, a oltre vent’anni dalla riforma della sanità penitenziaria e a oltre 13 anni dal decreto attuativo, una sanità di serie A e una sanità di serie B?”, concludono.