Il Governo ha decretato che vale. Applichiamo il DPCM anche fuori dai contesti lavorativi per coloro che non riescono a scaricarlo.
Il decreto del Consiglio dei Ministri n.246, pubblicato poche ore fa in Gazzetta Ufficiale, che regola le “Modalità di verifica del possesso delle certificazioni verdi COVID-19 in ambito lavorativo” obbligatoria in tutti i luoghi di lavoro a decorrere dal 15 ottobre, equipara al Green Pass sia la documentazione di avvenuta vaccinazione, rilasciata al momento dell’inoculazione, che il referto, con esito negativo, di test molecolari o tamponi antigenici rapidi. In particolare, la nuova normativa prevede che “nelle more del rilascio e dell’eventuale aggiornamento delle certificazioni verdi COVID-19 da parte della piattaforma nazionale DGC, i soggetti interessati possono comunque avvalersi dei documenti rilasciati, in formato cartaceo o digitale, dalle strutture sanitarie pubbliche e private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta che attestano o refertano una delle condizioni di cui al comma 2, lettere a), b) e c), dell’art. 9 del decreto-legge n. 52 del 2021″.
Sebbene questa disposizione venga adottata specificatamente per disciplinare gli ingressi nei luoghi di lavoro, la sua interpretazione estensiva potrebbe risolvere i problemi quotidiani di migliaia di persone che, ancora oggi, hanno difficoltà ad ottenere la certificazione, benché in possesso dei requisiti richiesti. “A poter beneficiare di questa equiparazione non sarebbero solo i cittadini, vaccinati o tamponati, che non hanno ricevuto comunicazioni dal ministero, ma soprattutto gli stranieri irregolari che si sono vaccinati prenotandosi sul portale di Regione Lombardia con un codice fittizio.” – spiega Michele Usuelli, Consigliere regionale lombardo di Più Europa/Radicali, che da mesi segue le problematiche legate alla campagna vaccinale dei “sans-papiers“, arrivando ad hackerare e sbloccare il sito della campagna vaccinale per consentire loro di registrarsi.
“Questa categoria di persone, ad oggi, non riesce a scaricare il Green Pass perché, all’atto della prenotazione, il portale di Poste Italiane prevede venga inserito un particolare codice che poi risulta infungibile ad ottenere la certificazione una volta ricevuto il vaccino. – prosegue Usuelli – A loro è precluso l’accesso a luoghi o ad attività, benché ne abbiano pieno titolo.”. “Il mio invito è quello di considerare l’equiparazione sancita dal Governo nell’ultimo decreto come funzionale per sanare i problemi di ordine burocratico e amministrativo. – conclude il Consigliere Usuelli – Pertanto chiunque non riesca a scaricare il Green Pass porti sempre con sé i documenti di identità, la tessera sanitaria, anche temporanea e il certificato di avvenuta vaccinazione rilasciato al momento dell’inoculazione.”