Mozione Generale
Approvata dal Comitato Nazionale di Radicali Italiani, riunitosi dall’1 al 3 Luglio 2011
Siamo sempre più di fronte a una crisi politica da lungo tempo denunciata dai Radicali. E’ una crisi del Governo, della sua maggioranza ma è anche una crisi delle opposizioni dedite a una restaurazione proporzionalista, a ripetitivi appelli alle soluzioni d’emergenza in stile unità nazionale, o, in alternativa, a insistenti sollecitazioni allo scioglimento delle Camere. Non è una crisi di legislatura, è una crisi di regime, dalla quale non si può uscire chiudendosi all’interno dei recinti dei propri partiti e degli equilibri e rapporti partitocratici, veri ghetti di potere sempre più distanti e avulsi dal sentimento e dalle speranze dell’opinione pubblica. Se ne può uscire avendo il coraggio di aprire un dibattito a tutto campo, che coinvolga l’intero Paese, sull’assenza di democrazia, la sistematica e consapevole violazione da parte delle istituzioni della loro stessa legalità costitutiva, sul soffocamento da parte dei detentori del potere politico dei principi e delle garanzie dello Stato di diritto.
L’elettorato ne è ha stato consapevole e ha dato una manifestazione delle proprie esigenze di cambiamento, espresse in forma diversificata secondo le possibilità che gli sono state offerte nelle recenti elezioni amministrative come nei referendum: una manifestazione per molti versi analoga alle rivolte democratiche dei popoli dell’Euromediterraneo. L’unica risposta strutturale a queste esigenze e a queste giustificate manifestazioni di rivolta può essere data finalmente dalla riconquista e dal funzionamento degli strumenti della democrazia, che presuppongono i requisiti, fin qui sistematicamente negati, dell’informazione, del diritto alla verità e alla conoscenza da parte del popolo.
Emblematico del patente stato di illegalità anti-democratica in cui si trova l’intera Repubblica italiana è il caso della giustizia e delle carceri, oggetto di una dura lotta nonviolenta che, accanto a Marco Pannella Rita Bernardini e Irene Testa, ha visto impegnati e coinvolti insieme ai militanti radicali e associazioni come Antigone e Ristretti Orizzonti, oltre 15 mila detenuti, 4 mila loro familiari e decine di agenti, psicologi penitenziari, educatori, direttori di carcere, avvocati dell’Unione camere penali, esponenti di sindacati di polizia e volontari.
Non è solo un problema settoriale, riguardante tribunali e istituti di pena, non è un problema esclusivamente umanitario. È una questione di legalità, di giustizia. Di democrazia. Uno Stato che non è in grado di assicurare giustizia in tempi ragionevoli, con procedure certe e rispettose dei diritti umani come codificati dai maggiori trattati internazionali, erode il fondamento stesso della propria legittimazione. Per non proseguire in questa condotta criminale contraria alla Costituzione e alle Convenzioni europee e internazionali, è urgente una riforma della giustizia di cui l’amnistia è la premessa necessaria.
Nonostante l’intervento del Presidente della Repubblica e la lotta politica di, al momento, 578 esponenti del mondo politico e culturale italiano, tra cui 360 parlamentari, che hanno sottoscritto un appello in cui chiedono l’interruzione da parte della stampa e del servizio pubblico radiotelevisivo di un comportamento fortemente lesivo dei diritti dei cittadini per consentire di conoscere e giudicare questa e le altre proposte alternative, ad oggi non si è aperto nessuno spazio di vero confronto e dibattito. Allo stesso modo, nessuna conoscenza è resa possibile per le altre grandi questioni del nostro tempo, condizione indispensabile affinché siano praticabili le ulteriori e necessarie radicali riforme istituzionali, politiche, economiche e sociali.
Il Comitato Nazionale di Radicali Italiani, riunito a Roma l’1, il 2 e il 3 luglio 2011, ascoltate le relazioni del Segretario e del Tesoriere, le approva.
Il Comitato si rivolge all’intero Movimento affinché si intensifichino e moltiplichino nel Paese le mobilitazioni perché l’Italia torni ad essere una democrazia, a partire da un’amnistia che sia innanzitutto amnistia per la Repubblica e il suo stato di flagrante delinquenza professionale.
Impegna gli organi dirigenti ad investire l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nell’ambito della campagna “InformeRai” e attraverso il coinvolgimento diretto dei cittadini e di altre realtà politiche e sociali, circa l’urgenza che si affermi finalmente il diritto degli italiani a poter approfondire e confrontare le diverse proposte politiche sui tanti temi sinora nascosti dal servizio pubblico.
Il Comitato, inoltre, saluta come un fatto molto importante che personalità di primo piano della politica, dell’economia e della cultura mondiale, raccolte all’interno della Global Commission on Drug Policy, si siano assunte la responsabilità di denunciare il fallimento del proibizionismo e di chiedere la riforma delle convenzioni internazionali sulle droghe, lotta radicale da almeno quarant’anni. Il proibizionismo è un vero e proprio flagello sociale che anche l’Italia paga con i suoi 28 mila detenuti per violazioni delle leggi sugli stupefacenti e gli oltre 4 milioni di consumatori ridotti a criminali e costretti a finanziare le mafie. Per questi motivi il Comitato impegna gli organi dirigenti, anche in sostegno alle decisioni del prossimo Consiglio generale del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito e in collaborazione con gli altri soggetti dell’area, alla preparazione e alla convocazione per settembre di un grande appuntamento anti-proibizionista che, facendo il punto dei costi politici, legali, sanitari ed economici delle proibizioni, consenta l’elaborazione di obiettivi di lotta e valuti l’esistenza di condizioni che consentano il ricorso a referendum locali o nazionali contro la legge Fini-Giovanardi e l’attivazione delle giurisdizioni internazionali in materia di diritti umani.
Il Comitato rilancia la campagna promossa da Radicali italiani e dall’Ancot – con l’importante adesione del Coordinamento libere associazioni professionali (Colap), perché sia calendarizzata e discussa la proposta di legge radicale per il diritto alla restituzione dei contributi previdenziali versati che non abbiano dato luogo alla maturazione di un corrispondente trattamento pensionistico (cd contributi silenti). Dà mandato agli organi dirigenti di convocare una Seconda giornata nazionale dei silenti e ogni iniziativa per mettere all’ordine del giorno dell’agenda politica una vera e propria emergenza sociale che riguarda milioni di precari e di liberi professionisti non iscritti a ordini, considerato che secondo le più recenti stime i venticinque-trentacinquenni di oggi riceveranno dall’Inps un assegno del 50-70 % inferiore rispetto agli ultimi redditi dichiarati, e già oggi, secondo l’ultimo rapporto Inps, il 50,8% delle pensioni non raggiunge i 500 euro mensili, mentre il 79% non raggiunge i mille euro lordi mensili.
Il Comitato si appella a ogni iscritto affinché dia forza alla campagna “Lasci o raddoppi?”, con l’obiettivo di trovare non oltre la fine di luglio almeno un’altra persona che si iscriva a Radicali italiani, o almeno l’equivalente in contributi, quale premessa per superare quell’illegittimo impedimento rappresentato dal’impossibilità di rivolgerci agli italiani per far conoscere le nostre campagne e raccogliere l’autofinanziamento necessario a condurle. Il Comitato si rivolge a tutti coloro che potranno essere raggiunti da questo messaggio affinché sostengano e finanzino le iniziative e le campagne del Movimento.