Mozione generale del terzo Comitato nazionale di Radicali Italiani approvato con 20 voti favorevoli, 2 contrari e 7 astenuti
Qui la mozione particolare a prima firma Dario Boilini accolta dal Segretario.
Il Comitato nazionale di Radicali Italiani, riunito il 9 e il 10 maggio 2020, evidenzia come il pamphlet “9 marzo – 9 maggio la politica di Radicali Italiani nei 2 mesi di lockdown” dimostri la vitalità e la capacità di adattamento del Movimento durante la crisi sanitaria ed economica che ha colpito l’intero Paese e ne valuta positivamente la tenuta grazie alle iniziative messe in campo in questi ultimi due mesi: dalla disobbedienza civile “Io coltivo” alle iniziative per far fronte all’emergenza carceraria, passando per le proposte per la “fase 2” all’appello per il rispetto della democrazia, per finire con la centralità della proposta sugli Stati Uniti d’Europa e l’impegno sulla regolarizzazione delle persone immigrate; saluta inoltre le due campagne di iscrizione e di autofinanziamento denominate “Un caffè al giorno” e “Con noi per”, strumenti utili a tutelare la vita stessa del Movimento e segnala come, grazie a Eretica podcast e alle dirette facebook “Radicali a domicilio” si siano diffuse molte delle iniziative elencate;
Il Comitato sottolinea come l’epidemia da Sars-CoV-2 che il nostro Paese si è trovato a fronteggiare ne abbia messo in luce molte debolezze; ritiene che a rendere ancora più difficile una risposta tempestiva ed adeguata si siano aggiunti alcuni fattori esterni, primo fra tutti le informazioni poco affidabili fornite dalla Cina, oltre ai ritardi da parte dell’OMS e alla sottovalutazione dell’infettività degli asintomatici; evidenzia come al manifestarsi dei primi casi italiani, la diffusione fosse già tale da non poter essere controllata facilmente da una macchina che ha mostrato tutti i suoi limiti: in primis eccessiva ospedalizzazione e incapacità di svolgere le due azioni indispensabili al contrasto di una pandemia, contenimento e sorveglianza; a ciò si aggiunga la dissennata gestione delle RSA, la mancata fornitura di protezioni individuali ai medici sul territorio, la pressoché totale assenza delle attività di igiene pubblica, la mancata esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari e una medicina territoriale che, soprattutto in Lombardia, ha mostrato tutti i suoi limiti; evidenzia quindi come, anche a causa di tali mancanze, le escalation di contagi e di richieste di assistenza e ricovero è apparsa immediatamente drammatica per il potenziale impatto sulle strutture ospedaliere e sul sistema sanitario nazionale e, nell’ottica di rallentare la velocità di contagio e guadagnare tempo per aumentare i posti in terapia intensiva, reperire sul mercato i dispositivi di protezione individuale e i macchinari necessari, il lockdown predisposto dal Governo è stato di fatto l’unico strumento utile rimasto per contenere il contagio;
Il Comitato sottolinea come la pandemia abbia evidenziato le criticità che attanagliano da decenni il nostro paese e le questioni insolute quali Democrazia e Stato di diritto; debito pubblico, fragilità del sistema economico e rapporti con l’Europa; immigrazione, proibizionismo e criminalità; sanità; conflitto Stato Regioni, burocrazia e mancata digitalizzazione; rileva come su molti di questi temi Radicali italiani negli ultimi mesi abbia fatto delle proposte e non si sia limitata alle proteste e ringrazia per questo l’attività svolta anche dagli eletti iscritti al Movimento;
Il Comitato ricorda come il ruolo del Parlamento sia stato per decenni screditato attraverso la contingentazione dei tempi di intervento, l’abuso della decretazione d’urgenza e del voto di fiducia e ritiene che mai come ora, in un momento in cui l’emergenza apre le porte a provvedimenti straordinari, sia centrale il mantenimento delle prerogative istituzionali e degli equilibri tra i poteri, ritenendo inoltre inammissibile che oggi il Parlamento non svolga appieno le proprie funzioni, tra cui quello di controllo sugli atti del governo; sottolinea come in nessun caso si possa mettere in quarantena la nostra democrazia, perché questo, presto o tardi, produrrebbe più morti e più danni del contagio e della crisi economica che dovremo affrontare; segnala come il Presidente del Consiglio da una parte, abbia abusato dello strumento dei DPCM creando un pericoloso precedente, e dall’altra, non abbia avocato a sé gli obblighi derivanti dagli articoli 117 e 120 della Costituzione e della legge 833 del 1978 che assegna al Ministero della salute – e non alle Regioni – il compito di intervenire direttamente in caso di epidemie: tale mancanza ha reso inefficace il coordinamento tra le istituzioni nazionali e quelle locali, tanto da avere ordinanze di diversi presidenti di Regione e sindaci, tanto numerose quanto contraddittorie, di dubbia legittimità e pericolosamente liberticide; impegna quindi gli organi dirigenti a dare seguito a quanto riportato nella lettera inviata al Presidente Conte “La democrazia non può andare in quarantena” attraverso la presentazione di atti istituzionali e azioni a servizio dei cittadini;
Il Comitato ritiene che il riparto delle competenze inserito nel Titolo V della Costituzione abbia mostrato e mostri tutti i suoi limiti in un continuo contrasto tra Stato e Regioni. Il Comitato impegna quindi la dirigenza del Movimento ad aprire una discussione sul tema, riavviando un dibattito che il referendum costituzionale del 2016 aveva bocciato.
Il Comitato ritiene che una delle più gravi violazioni dello Stato di diritto si stia perpetrando nella (non) gestione dell’emergenza carceraria e denuncia come tutte le indicazioni, anche internazionali, pervenute in questi mesi per farvi fronte siano stati consapevolmente ignorate da Governo e Parlamento; per questo reputa urgente proseguire e intensificare le azioni già intraprese affinché venga ripristinata la legalità negli istituti di pena e venga salvaguardata la salute pubblica e individuale dai rischi di contagio;
Il Comitato ritiene come la dichiarazione dello stato di emergenza abbia comportato la lesione definitiva del diritto di iniziativa legislativa e referendaria previsti dalla Costituzione agli articoli 71 e 75 nonché la possibilità di raccogliere sottoscrizioni per la presentazione di liste elettorali; ricorda il pronunciamento del Comitato per i diritti Umani dell’Onu che condanna l’Italia per la violazione del diritto dei cittadini a partecipare alla vita politica del paese attraverso referendum e leggi di iniziativa popolare e per questo ringrazia Mario Staderini e Michele De Lucia che sono stati i promotori della denuncia che si inserisce nel solco della storia radicale; sottolinea come le misure di distanziamento sociale e le restrizioni alle libertà personali abbiano impedito la possibilità di organizzare manifestazioni politiche, sindacali e della società civile; ritiene pertanto urgente ripristinare i diritti civili e politici, anche in vista delle elezioni regionali e comunali previste nei prossimi mesi e del referendum costituzionale per il taglio dei parlamentari, e sostiene con forza l’appello lanciato da Radicali italiani “per il diritto alle manifestazioni, alla partecipazione, al voto”, attraverso il quale si chiede di regolamentare: 1) il diritto alla manifestazione pubblica nel rispetto del distanziamento, come è accaduto e accade già in altri paesi; 2) le modalità di raccolta firme per via digitale attraverso il sistema “spid” o altre forme di certificazione telematica; 3) l’esercizio del diritto di voto in caso di consultazioni di tutte le persone in isolamento domiciliare o a rischio contagio; impegna gli organi dirigenti, in collaborazione con gli eletti del Movimento, a presentare tali richieste in Parlamento, a proseguire con la sottoscrizione dell’appello e a portare a termine l’elaborazione di un testo di legge che preveda l’anagrafe pubblica dei partiti e la modifica della legge 21 febbraio 2013 n. 13, con particolare riguardo ai requisiti di democraticità per l’iscrizione al registro dei partiti. Impegna inoltre i dirigenti radicali a organizzare nel più breve tempo possibile, con la collaborazione delle associazioni locali, un presidio da realizzare in contemporanea in molte città, alla stessa ora, per riaffermare la libertà di manifestazione utilizzando il distanziamento e i presidi di sicurezza necessari.
Il Comitato ritiene importante la risposta delle istituzioni europee alla crisi economica e finanziaria attraverso il rifinanziamento del Quantitative easing da parte della Bce, l’utilizzo di un Mes leggero per spese sanitarie, i prestiti a imprese da Bei e Comse, la sospensione del patto di stabilità, l’utilizzo immediato dei fondi disponibili, il programma SURE per la cassa integrazione e gli aiuti alla ricerca grazie ad Orizzonte 2020; reputa tuttavia ancora insufficienti le misure messe in campo, ritenendo che a crisi economiche straordinarie e simmetriche si risponda con strumenti nuovi ed eccezionali; per questo sottolinea l’importanza della lettera indirizzata al Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dai Capi di Stato e di Governo di Italia, Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna attraverso la quale si chiedeva di: lavorare su uno strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell’UE per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri e di esplorare altri strumenti all’interno del bilancio UE, come un fondo specifico per spese legate alla lotta al Coronavirus, almeno per gli anni 2020 e 2021; sottolinea come questa iniziativa abbia portato ad un accordo di principio sulla necessità e urgenza di istituire un Fondo per la ripresa (recovery fund); rimarca come questa crisi finanziaria evidenzi più che mai l’inadeguatezza dell’assetto intergovernativo confermando la necessità e l’urgenza di una politica fiscale comune che costruisca un bilancio che deve essere di gran lunga più ricco dell’1% del PIL: per questo dà mandato agli organi dirigenti di farsi promotori degli stati generali dei federalisti europei affinché si arrivi prima possibile a individuare obiettivi e strumenti per fare dei passi in avanti verso gli Stati Uniti d’Europa.
Il Comitato rileva come, nonostante le due importanti riforme del 2012 e 2015 che hanno coniugato maggiore tutele con maggiore flessibilità, il nostro mercato del lavoro risulta oggi ancora troppo frammentato in tante tipologie contrattuali che rendono difficili interventi sociali tempestivi e universali, come si è dimostrato in seguito alla inefficacia di alcuni provvedimenti inclusi nel decreto Cura Italia; a pagarne il prezzo sono decine di migliaia di esclusi dei settori fragili della nostra economia: l’impatto della pandemia sul mondo del lavoro dimostra ancora una volta la necessità di riformare il reddito di cittadinanza, in coerenza con la proposta di legge un “reddito minimo per un welfare sostenibile” depositata alla Camera dei Deputati da Riccardo Magi; reputa la richiesta di risorse europee derivanti da Recovery Fund a fondo perduto del Governo italiano condivisibile a patto che queste siano “girate” all’economia reale, cioè a imprese e lavoratori direttamente, contenendo le intermediazioni pubbliche ai soli settori strategici che dovrebbero fungere da perno ad esempio per l’attuazione in Italia del Green New Deal e colmare lo storico gap di investimenti pubblici e privati che da oltre 10 anni ha rallentato la crescita economica con una spesa pubblica corrente in costante crescita; infine impegna gli organi dirigenti a presentare proposte economiche utili a fronteggiare la crisi – come per esempio l’abolizione totale dell’Irap e il rapido sblocco dei debiti della Pa – e ad attivarsi affinché si arrivi a una grande stagione di liberalizzazione dei settori economici ancora chiusi alla concorrenza.
Il Comitato rileva che per affrontare in modo razionale la cosiddetta “fase 2” e le successive è indispensabile un salto di qualità nella raccolta, conservazione, elaborazione e diffusione dei dati relativi all’epidemia e sottolinea come la mancata pubblicazione di dati dettagliati impedisce qualsiasi attività di verifica da parte dell’opinione pubblica sull’operato del Governo, costituendo un grave ostacolo all’esercizio consapevole dei diritti dei cittadini. Impegna quindi gli organi dirigenti a farsi promotori di iniziative volte a chiedere che sia posto in capo all’Istat il compito di raccogliere e mettere a disposizione della collettività tutti i dati necessari ad avere un quadro chiaro, completo e tempestivo dell’andamento del contagio nel nostro paese.
Il Comitato ritiene possibile affrontare l’emergenza sanitaria attraverso una complessa strategia riassumibile nelle tre T: Test, Trace, Treat ossia attraverso il rafforzamento del sistema sanitario, della capacità di test su larga scala per l’individuazione dei contagiati e delle applicazioni informatiche per il tracciamento dei contatti al fine di interrompere la catena del contagio; sottolinea come su questa strategia il governo sia stato ondivago nelle scelte informando parzialmente l’opinione pubblica e non rendendo trasparenti i processi decisionali; reputa che la mancata risposta all’appello di 300 scienziati che avevano messo a disposizione i loro laboratori per la produzione di test, l’opaco percorso che ha portato alla scelta di acquistare dalla società Bending Spoons l’app Immuni, la mancanza di trasparenza in merito alle diverse tipologie di dati legati, possano vanificare gli sforzi fin qui compiuti dai cittadini; ricorda come
il decreto legge che ha dato copertura normativa all’implementazione dell’App per il contact tracing recepisce le indicazioni del garante della privacy europeo e nazionale e si inserisce nel rispetto della regolamentazione europea e nazionale in merito alla privacy e alla protezione dei dati personali, ma ha bisogno per essere efficace della fiducia da parte dei cittadini; il Comitato dà mandato agli organi dirigenti di intraprendere iniziative in sede parlamentare volte a migliorare il provvedimento in sede di conversione, prevedendo un regime di premialità, maggiori tutele e il coinvolgimento della società civile nel monitoraggio degli effetti delle misure intraprese e dell’efficacia dell’App stessa.
Il Comitato, nell’esprimere soddisfazione per il contributo offerto in questi anni da Radicali italiani al dibattito pubblico sulla necessità di riformare l’attuale sistema di gestione dell’immigrazione, ponendo sin dal 2016 la questione al centro della propria iniziativa politica -fino a raccogliere in sei mesi, anche grazie all’impegno di tanti militanti in tutt’Italia, oltre 90.000 firme e a depositare una proposta di legge di iniziativa popolare attualmente all’esame della Camera-, ribadisce che il contrasto alle irregolarità è il primo passo da compiere verso una vera riforma del sistema. In merito alla proposta di regolarizzazione straordinaria cui i ministeri competenti stanno lavorando, sottolinea la necessità di prevedere una durata congrua del titolo di soggiorno e di non limitarsi a permessi temporanei mirati a specifici settori: serve un intervento quanto più ampio possibile legato alla disponibilità di un lavoro in ogni settore produttivo – come previsto nella proposta di legge popolare – per combattere in maniera efficace lavoro nero, illegalità, sfruttamento, marginalità sociale e assicurare allo Stato nuove entrate fiscali e contributive.
Il Comitato ritiene che la recente operazione “Dalla Russia con amore” abbia messo in luce come, utilizzando l’emergenza legata al diffondersi della pandemia, l’azione di propaganda di Putin nei confronti dell’Italia e dell’Europa abbia subito un’accelerazione destabilizzatrice; che tale operazione dai contorni foschi – attraverso un poderoso contingente militare, guidato dal generale che difese all’Aja il dittatore siriano Assad dall’accusa di aver utilizzato armi chimiche contro il proprio popolo – abbia ricevuto totale copertura dal governo italiano e, in particolare, dal Presidente del Consiglio Conte, che non ha mai risposto alle domande poste dai dirigenti del Movimento, neppure dopo le minacce rivolte al giornalista Jacopo Iacoboni e al quotidiano La Stampa. Sottolinea inoltre che oggi le reali motivazioni dell’operazione sono emerse in modo lampante con la richiesta, inviata a tutti i senatori, di sostenere la fine delle sanzioni nei confronti della Russia. Reputa quindi sempre più evidente come non si debba abbassare la guardia nei confronti di questa continua azione di disinformazione che, come sosteniamo da anni, è una vera e propria arma di una guerra ibrida contro le democrazie europee; impegna pertanto gli organi dirigenti a reiterare al Governo la richiesta di risposte puntuali in merito all’operazione e invita i parlamentari iscritti al Movimento a sollecitare su questo il Presidente Conte nelle aule parlamentari.
Il Comitato Nazionale sostiene e rilancia la disobbedienza civile “Io Coltivo”, promossa da Radicali Italiani, Meglio Legale, l’Associazione Luca Coscioni, DolceVita, insieme ad oltre venti altre realtà che da anni lottano contro il proibizionismo sulla cannabis, e saluta con entusiasmo l’adesione di oltre 1.000 cittadini ad un’azione di “responsabilità civile di massa” che chiama le istituzioni a prendere atto delle motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione – che decretano l’irrilevanza penale della coltivazione finalizzata all’uso personale ove in essere alcune condizioni – e ad intervenire sul Testo Unico sugli Stupefacenti con provvedimenti di legalizzazione. Richiedere che, alla ripresa delle sue funzioni, il Parlamento discuta con urgenza la legge di iniziativa popolare “Legalizziamo”, depositata alla Camera nel 2016, è necessario tanto per provare a fronteggiare, con gli indotti della legalizzazione – dai 6 agli 8 miliardi di euro -, le ripercussioni della feroce crisi economica causata dalle misure di contrasto al Coronavirus, quanto per fermare l’afflusso di liquidità che le mafie utilizzano per investire nei mercati legali in difficoltà.
Il Comitato impegna pertanto gli organi dirigenti ad incoraggiare la partecipazione all’iniziativa nelle associazioni territoriali e tra gli iscritti, affinché sempre più persone si uniscano e la disobbedienza cresca, e ad individuare altre proposte politiche per portare alla legalità il sommerso e gli indotti dei mercati neri, che oggi rappresentano oltre il 12% del PIL – equivalente a 211 miliardi -, come progetto di prospettiva per scongiurare il rischio di default del Paese.
Il Comitato, sentita la relazione di tesoreria, fa propria l’urgenza di individuare nell’immediato strumenti e iniziative di supporto alla campagna iscrizioni e alla raccolta di contributi che possano scongiurare la chiusura del movimento.
Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini, Igor Boni