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Una via per Navalny

Il mondo intero è scosso dalla scomparsa di Alexei Navalny, venuto a mancare lo scorso 16 febbraio mentre stava passeggiando fuori dalla sua sua cella nella colonia penale n. 3 dell’Okrug autonomo di Yamalo-Nenets.
Navalny è divenuto oggetto di una santificazione postuma che, nella mente dei suoi promotori, dovrebbe cancellare i silenzi che per troppo tempo hanno coperto i crimini del regime di Putin. Trasformare oggi Navalny in un’icona da venerare sarebbe inutile, Navalny è un simbolo, il simbolo di una Russia libera che alza la testa e grida la sua denuncia contro l’oppressore.
Quello di Navalny è l’ultimo nome su una lunga lista di uomini e donne perseguitati e uccisi dal Cremlino. Si tratta di un elenco infinito di giornalisti e dissidenti che hanno trovato la morte per il solo fatto di essersi opposti a Putin e alla sua cupola di potere.

Antonio Russo
Sergei Yushenkov
Paul Klebnikov
Anna Politkovskaya
Alexander Litvinenko
Stanislav Markelov
Anastasia Baburova
Sergei Magnitsky
Natalia Estemirova
Boris Berezovsky
Boris Nemtsov
Mikhail Lesin
Dan Rapoport
Ravil Maganov
Pavel Antov
Leonid Shulman
Alexander Tyulakov
Mikhail Watford
Vladislav Avayev
Sergei Protosenya
Alexander Subbotin
Yury Vonorov
Alexei Navalny

Questi nomi sono il fondamento dell’impero criminale di Putin, una scia di sangue che lo perseguiterà per sempre.
Per questo chiediamo al Comune di Roma di intitolare la via accanto all’ambasciata della Federazione russa, che oggi si chiama via Gaeta, ad Alexei Navalny.

Un giorno la giustizia busserà alle porte del Cremlino e Vladimir Putin dovrà rispondere dei suoi numerosi crimini: il veleno della tirannia non potrà mai uccidere il sogno di una Russia libera.