Grazie al fronte unito delle opposizioni (una volta tanto!), il ministro Tajani è stato oggi costretto ad annunciare in Parlamento che l’Accordo Italia/Albania per l’apertura di due centri di detenzione per migranti nel Paese delle aquile sarà oggetto di ratifica parlamentare. Solo due settimane fa la responsabile immigrazione di FdI, Sara Kelany, dichiarava alla stampa: “Da quello che ci è dato sapere (l’Accordo, ndr) non ha bisogno di passaggio parlamentare”.
Ci auguriamo che in sede di ratifica il governo si chiarisca le idee su quali soggetti saranno deportati in Albania. Nelle sue comunicazioni di oggi alla Camera Tajani ha parlato di due situazioni personali e giuridiche del tutto incompatibili fra loro: la prima è quella di coloro che saranno raccolti in mare aperto da navi dello Stato italiano e per cui il “Decreto Cutro” prevede che in 28 giorni debba essere conclusa la pratica di accoglimento o respingimento della richiesta di asilo, incluso un ricorso al magistrato. Ma Tajani ha dichiarato che in Albania potranno finire anche “persone in attesa di rimpatrio dopo l’accertamento dell’assenza dei requisiti per il soggiorno in Italia”. Si tratta di persone che si trovano già in Italia, su cui pende l’ordine di espulsione, che domande e ricorsi li hanno già fatti. E sono quelli che in teoria possono essere trattenuti in un Cpr fino a 18 mesi.
Se così fosse, il “turn over albanese” ipotizzato dalla premier Meloni (36.000 persone all’anno, 3.000 al mese) sarebbe solo una pia (neanche tanto) illusione.
Lo dichiarano in una nota Massimiliano Iervolino-Segretario Radicali Italiani-Igor Boni-Presidente Radicali Italiani-Giulio Manfredi-Giunta Radicali Italiani