Articolo di Massimiliano Iervolino pubblicato su Il Dubbio del 4 aprile 2023
Nel decennio scorso uno spauracchio aleggiava in Italia: il cigno nero. Si parlava di un evento inatteso con gravi ripercussioni e con alte probabilità di verificarsi. Tanto elevate da predisporre addirittura dei piani di emergenza. Ovviamente per il nostro Paese il cigno nero era l’uscita dall’euro. Narriamo di un periodo che va dal 2010 al 2018, ovvero dalla crisi dei debiti sovrani con lo spread a 500 fino al rifiuto del Presidente Mattarella di nominare Paolo Savona al ministero dell’Economia come invece indicato dal governo giallo verde.
Nove anni drammatici, con l’arrivo della Troika in Grecia, il Regno Unito che usciva dall’Unione europea e con la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti. Nel mentre in Italia Salvini girava con le magliette “no euro”, il Movimento 5 Stelle chiedeva un referendum per tornare alla lira e Giorgia Meloni fondava un nuovo partito chiamato Fratelli D’Italia che nei confronti di Bruxelles non era molto distante da Salvini e Di Maio.
Durante il governo giallo-verde tutti i partiti politici hanno abbandonato la linea contro la moneta unica, fatto sicuramente positivo ma purtroppo oggi incombe un altro pericolo per l’Europa: il cigno grigio.
Questo evento potrebbe – in parte già è così – rallentare se non bloccare la maggiore integrazione europea che ha avuto una grossa accelerazione con l’approvazione del Next Generation EU, il Piano europeo per contrastare la crisi economica e sociale conseguente alla pandemia, progetto finanziato per la prima volta attraverso l’emissione di titoli comunitari.
Ma quale è l’evento che potrebbe far diventare reale il pericolo del cosiddetto cigno grigio? Il fallimento italiano sul PNRR: se non spendiamo i circa 200 miliardi di euro previsti non ci sarà nessun altro Piano finanziato attraverso l’emissione di debito comune europeo.
Le conseguenze sarebbero drammatiche, in parte già si vedono. Infatti in questi mesi l’Europa poteva rispondere all’Inflation Reduction Act di Biden – piano americano che prevede lo stanziamento di 370 miliardi di dollari per i sussidi green – attraverso un suo Piano industriale verde finanziato da eurobond. Invece nulla di questo è successo, ogni Stato membro andrà per conto proprio a seconda dello spazio di bilancio che ha, peccato che l’Italia ne è quasi sprovvista.
Ma chi potrà evitare il cigno grigio? Coloro che profetizzavano quello nero: Fratelli d’Italia e la Lega. Dalla loro azione di governo dipenderà la riuscita o meno del Piano di Ripresa e Resilienza, c’è in gioco il futuro dell’Europa. Ma visti i trascorsi non c’è da stare tranquilli.