Articolo di Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani, del 19 ottobre 2022
Non importa coma la si giri o da che parte la si tiri, la coperta delle energie rinnovabili rimane corta in Italia. A parte il tessuto storico dell’idroelettrico, solo piccole strisce di fotovoltaico, eolico e poco altro, cucite assieme a fatica rispetto al tappeto rosso del gas naturale, srotolato negli anni ai piedi degli esportatori di turno, dalla Libia, alla Russia e, oggi, all’Algeria.
Il deficit della capacità di generazione rinnovabile, rispetto a quello di cui ci sarebbe bisogno e ai nostri stessi impegni di decarbonizzazione, non dipende da una lettura ideologica della realtà da parte del governo di turno. Guardando infatti in maniera asettica e la più oggettiva possibile a un po’ di dati, si trovano risultati che forse non ci si aspetterebbe in base alla colorazione politica degli esecutivi che si sono succeduti negli ultimi 10 anni circa.
La realtà è insomma un po’ più complicata da decifrare di quanto si pensi. Vediamo perché.
Nel grafico di Terna (Grafico 1) si può vedere abbastanza bene come la potenza installata negli ultimi 20 anni abbia visto l’eolico crescere molto gradualmente e il fotovoltaico fare un balzo in avanti con il boom dei vari Conti Energia, soprattutto dal 2011 al 2013, per poi attestarsi dopo il 2013 su un livello di crescita anemico.
Solo nel 2022, in prospettiva, dopo ben nove anni a passo di lumaca, la capacità aggiuntiva annuale del fotovoltaico supererà di nuovo la soglia di 1 GW – che comunque è ancora ben lontana dal ritmo di crescita che servirebbe per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
In quest’altro grafico (Grafico 2) del Gestore dei Servizi Energetici si può vedere ancora meglio il percorso della capacità installata in MW per il fotovoltaico, con il boom di installazioni nel 2011 (colonna gialla), seguito da nove anni in cui la nuova capacità è aumentata al ritmo di sole poche centinaia di MW l’anno, cioè anche 10 volte meno di quanto sarebbe stato necessario.
È interessante notare come ci sia una buona corrispondenza nel primo grafico fra la crescita della potenza rinnovabile installata e il calo di quella termoelettrica, quindi da gas e carbone, in ambito italiano. Con la fine dei Conti Energia nel 2013, dal 2014 e soprattutto dal 2015 in poi, si osserva un sensibile rialzo delle importazioni di gas dall’estero, come si può vedere nel grafico (Grafico 3) sottostante di Istat, elaborato su dati Terna.
Come in fisica, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria: e cioè, se lo sviluppo delle rinnovabili è andato in stallo per qualsivoglia scelta o inettitudine politica ed economica, e la domanda elettrica è aumenta, la soluzione è stata, fatalmente, quella di aumentare le importazioni di gas, passate da meno di 60.000 milioni di metri cubi nel 2015 a oltre 70.000 milioni nel 2021, come si vede nel grafico.
Fatto questo breve excursus di azioni e reazioni sul fronte degli approvvigionamenti energetici italiani, vale la pena notare da quali governi siano stati caratterizzati i vari periodi negli ultimi anni, facendosi assistere ancora una volta da una illustrazione (Grafico 4), tratta dal sito del Tgcom24, indicante anche la durata dei vari esecutivi.
Il boom del fotovoltaico reso possibile dai Conti Energia fu propiziato dal secondo governo di Romano Prodi e dal suo ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, nel periodo 2006-2008. La messa a terra vera e propria dei Conti Energia che corrisposero al boom delle rinnovabili fu presieduta invece dal 4° governo Berlusconi, pur con un ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, che sembrava molto scettico, e poi dal governo tecnico di Mario Monti.
È facile constatare invece come il periodo di stallo delle rinnovabili, dal 2013 circa al 2021, sia stato caratterizzato, in discontinuità rispetto allo slancio del secondo esecutivo Prodi, soprattutto da governi di centro-sinistra, per passare più vicino a noi dai due governi ad assetto variabile dei 5 Stelle a guida Giuseppe Conte, prima della nuova accelerazione delle rinnovabili avvenuta quest’anno, in corrispondenza del governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi.
È facile notare anche che, nonostante la dipendenza italiana dal gas russo sia stata apparecchiata a metà anni 2000 dal duo Berlusconi-Scaroni (top manager di ENI dal 2005 al 2014 voluto da Berlusconi), i successivi governi di Monti, del centro sinistra e in parte anche di Conte hanno fatto comunque ben poco, nei 10-15 anni successivi, per togliere le rinnovabili dalle sabbie mobili della stagnazione, presiedendo invece all’aumento delle importazioni di gas.
Ognuno tragga le conclusioni che vuole da questa breve carrellata di grafici. Una cosa però è certa: uno sviluppo rapido e massiccio delle rinnovabili a spese del gas e una forte rincorsa all’efficienza energetica sono troppo importanti per non farne la coordinate della politica energetica di qualunque governo si succederà nei prossimi 30 anni.