“Nessuno dei partiti politici italiani, tranne noi, se ne è accorto o l’ha ritenuta rilevante ma la decisione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di ratificare la decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale che afferma l’impossibilità di condurre negoziati con il presidente della Federazione russa Vladimir Putin rappresenta un punto di non ritorno”, così in una nota Massimiliano Iervolino, Igor Boni e Giulio Manfredi, segretario, presidente e membro di giunta di Radicali Italiani.
“Finora, nonostante le continue violazioni del diritto internazionale compiute da Mosca (ultima delle quali l’annessione illegale del 18% del territorio ucraino), il retropensiero di molti era che alla fine con Putin bisognava trattare. Da ora in avanti non sarà più così. La nomenklatura russa è stata messa con le spalle al muro: o continuerà a seguire Putin fino a perdersi con lui o deve trovare in se stessa la forza per detronizzarlo.
Quello che solo Radicali Italiani continua a proporre da mesi non come provocazione estremista ma come ragionevole via d’uscita da un vicolo cieco sempre più stretto è ormai evidente a molti, anche a Mosca: Putin deve essere deposto e consegnato al Tribunale dell’Aja per essere processato per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. La Russia non ha il destino segnato; può diventare una normale democrazia parlamentare, come auspicato da Alexei Navalny, dal fondo della sua cella siberiana, nel suo recente intervento pubblicato dal Washington Post.
Non è più il tempo dei compromessi al ribasso che non risolvono ma aggravano i problemi. Quello che dicevamo vent’anni fa per Milosevic vale anche per Putin: non è la soluzione del problema ma è il problema. Rilanciamo dunque la nostra petizione ‘Putin all’Aja’ presente sul sito di radicali.it in 8 lingue (Putin all’Aja – Radicali Italiani), augurandoci che arrivino tante adesioni dall’Italia ma anche dall’Ucraina e dalla Russia”, concludono.