Caro Galli della Loggia,
il suo editoriale «Gli italiani e la “pace”. I silenzi sui crimini di Mosca» tocca un punto nevralgico, quanto l’Italia sia “tiepida” rispetto ai crimini atroci che la Russia di Putin sta scientemente compiendo nel cuore del nostro Continente, e quanto questi crimini siano troppo simili agli orrori già vissuti meno di un secolo fa.Il suo è stato un opportuno sasso lanciato nella palude della politica italiana; ci ricorda gli interventi di Pasolini sul «Corriere» di cinquant’anni fa. E oggi, come ieri, noi radicali siamo forse gli unici a poter dire di essere, purtroppo, delle Cassandre inascoltate. Al di là dell’attenzione che abbiamo sempre avuto per il mondo oltre cortina di ferro – lei ricorderà forse meglio di me gli interventi di Marco Pannella e dei radicali nei Paesi dell’ex blocco sovietico, le manifestazioni, gli arresti… – da quando Vladimir Putin è salito al potere non abbiamo mai smesso di puntare il dito sulle sue modalità criminogene. Cecenia, Georgia, Siria, Crimea, Donbass, Libia… tutti medesimi teatri di un identico tragico e brutale scenario. Ma non ci siamo limitati a denunciare. Abbiamo fatto proposte, sollevato conflitti di interesse, provato ad attivare tutte le possibili leve istituzionali. Lo vedrà dal Dossier che qui le accludo, una sintesi di 23 anni di iniziative e lotte radicali contro Putin. La politica e l’informazione si sono però sempre voltati dall’altra parte. In oltre vent’anni di putinismo non solo l’Italia si è sottomessa al ricatto energetico russo, non solo ha coltivato rapporti politici ed economici sempre più stretti, ma ha consentito che si formasse un’opinione pubblica del tutto connivente al regime russo. E gli effetti tragici li vediamo oggi e li ha ben illustrati nel suo editoriale.
Pare incredibile, ma di fronte ai fin troppo evidenti crimini, ancora adesso, dopo 4 mesi di guerra, in troppi negano o giustificano. Eppure, lo ripeto, lo schema e le modalità di Putin sono sempre gli stessi. La Cecenia ne è stata la prova generale. Un vero e proprio genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità rimasti, finora, impuniti. Noi, esattamente come ai tempi della guerra nell’ex-Jugoslavia, siamo sempre convinti che non ci possa essere pace senza giustizia, e come per Milošević siamo certi che l’incriminazione di Putin sia il passo necessario per qualsiasi risoluzione del conflitto. Per questo, anche seguendo l’auspicio del procuratore della Corte Penale Internazionale, abbiamo lanciato la campagna “Putin all’Aja” e la invitiamo a firmare l’appello (può farlo qui: https://radicali.it/campagne/putin-allaja/). Siamo sicuri che una mobilitazione popolare in questo senso possa essere d’aiuto alla Corte e ai Paesi che si stanno impegnando per attivare i meccanismi della giurisdizione internazionale.
Inoltre – e qui torno a uno dei punti centrali toccati dal suo editoriale – proprio perché pensiamo che il parallelo con la resistenza al nazismo e al fascismo non sia un espediente narrativo, lo scorso 25 aprile abbiamo organizzato il convegno “Un 25 aprile anche per l’Ucraina”, che ha visto la partecipazione, in particolare, di giornalisti e giuristi di altissimo livello; sarà mia cura inviarle gli Atti, in corso di pubblicazione, che credo davvero meritino attenzione.Infine, siccome la storia dovrà pur insegnare qualcosa al presente, abbiamo organizzato per i prossimi giorni una serie di incontri in Italia di Akhmed Zakayev, l’attuale primo ministro del governo ceceno in esilio, l’ultimo riconosciuto dalla comunità internazionale. Con quel governo (sono, appunto, trascorsi 20 anni) provammo in ogni modo a portare sui tavoli delle cancellerie il piano di pace per l’amministrazione controllata della Cecenia da parte delle Nazioni Unite. Perché, lo dicevamo, lasciare la Cecenia nelle mani di Putin avrebbe significato non solo essere complici di un massacro ma anche favorire la nascita di uno Stato fantoccio, fucina di un terrorismo senza scrupoli. Cosa puntualmente avvenuta. Anna Politkovskaja – a proposito, chi è stato l’unico politico europeo a partecipare ai suoi funerali? Il solito Pannella… – e Antonio Russo, per citare quelli a noi più vicini, ci ammonivano e ci hanno lasciato la vita. Organizzare la venuta in Italia di Zakayev crediamo sia l’occasione anche per onorare la loro memoria.
L’ho trattenuta a lungo ma, come vede, c’è chi continua a provare a fare e a dire qualcosa e spera di avere ascolto in chi, come lei, è sensibile alle pericolose derive che stanno attraversando il nostro Paese.
Con i miei migliori saluti,
Massimiliano Iervolinosegretario di Radicali Italiani
Qui il Dossier su chi è Vladimir Putin e i 23 anni di iniziative radicali: https://radicali.it/wp-content/uploads/2022/03/Dossier-su-Vladimir-Putin.pdf