L’odio non restituirà ai palestinesi la pace e la libertà. Quanto accaduto ieri a Torino rappresenta un gravissimo episodio di intolleranza antisemita e di censura violenta, che nulla ha a che vedere con il diritto costituzionale alla manifestazione del pensiero. Un incontro che doveva essere dedicato alla cultura, al dialogo e al diritto allo studio è stato trasformato in una vera e propria spedizione punitiva, fatta di minacce, sputi, insulti e spintoni. Un’aggressione culminata nel gesto simbolicamente violentissimo di strappare le spille con i volti degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas dal 7 ottobre. Di fronte a questo, l’unica scelta possibile è stata l’annullamento dell’evento da parte della Questura. È importante dirlo chiaramente: non siamo di fronte all’esercizio di una libertà, ma alla sua negazione. A un atto antidemocratico, ispirato da odio e intolleranza, che assume tratti inconfondibili di antisemitismo. Non è la prima volta, e purtroppo non sarà l’ultima, che gruppi organizzati utilizzano la forza e la paura come strumenti di lotta politica. Ma così facendo tradiscono proprio quei valori di libertà, giustizia e umanità che affermano di voler difendere.
Chi condanna la condotta del governo israeliano a Gaza ha il diritto e il dovere di farlo nelle forme previste dalla democrazia: nel dibattito, nelle piazze, nella politica. Ma quando l’indignazione diventa odio verso gli ebrei, quando si invoca la distruzione dello Stato di Israele, quando si usa la violenza per impedire il confronto, allora si è già oltre la critica. Si è già dentro l’antisemitismo.
E l’antisemitismo non aiuta la causa palestinese. La danneggia, la svuota, la isola. Non costruisce alcuna pace, non apre alcun dialogo, non restituisce alcuna libertà. Chi cerca giustizia non ha bisogno dell’odio.”