Continuano i crimini di guerra.
La popolazione palestinese di Gaza vive oggi un martirio esistenziale che supera ogni dinamica conciliabile con le norme del diritto internazionale umanitario e con qualsiasi principio di ragionevolezza nell’uso della forza.
La fame è diventata un’arma.
L’ennesimo colpo inferto da un conflitto che non lascia spazio a tregue si manifesta nel blocco degli aiuti umanitari, da parte delle autorità israeliane, destinati alla Striscia. Secondo l’Integrated Food Security Phase Classification, oltre mezzo milione di palestinesi sarebbero condannati alla fame.
Un governo che alimenta l’odio.
Chi realmente vede in Israele un baluardo di civiltà, chi si oppone all’antisemitismo in ogni sua forma e chi crede che la democrazia debba fiorire anche nelle terre del Medio Oriente, non può continuare a sostenere la leadership bellica di Netanyahu e del suo entourage politico.
La pace non è un obiettivo, ma l’unica scelta.
Se vogliamo una pace fondata sulla giustizia, se crediamo nel diritto dei palestinesi a vivere in una terra libera tanto dalle bombe quanto dal terrore di Hamas, allora non possiamo più accettare che tutto questo prosegua nel silenzio.