A mentire è il Capo Dipartimento, venga con noi a Treviso al posto di fare il responsabile stampa del ministro

Dopo la nostra visita di questa mattina all’IPM di Treviso, il Capo del Dipartimento per la Giustizia minorile Antonio Sangermano ha divulgato una nota in cui tenta di smentire le nostre dichiarazioni con una ricostruzione fuorviante. Al posto di fare il responsabile stampa del Ministro Nordio, venga con noi in carcere a vedere la situazione”. Così in una nota Filippo Blengino, Segretario nazionale di Radicali Italiani.

“Il Capo Dipartimento omette di dire che la capienza dell’IPM di Treviso oggi è di 12 detenuti a fronte di una presenza di 21 ragazzi, con picchi che hanno sfiorato i 29. Già questa è una situazione di patente illegalità, a cui si aggiunge una condizione disumana delle celle con materassi a terra, in aperto contrasto con la normativa vigente, condizioni igienico-sanitarie pessime, la mancanza di spazi adeguati, l’assenza di una palestra, la carenza di personale. E potrei continuare. Il Capo Dipartimento asserisce che il sovraffollamento è causato ‘dall’enorme aumento di minori stranieri non accompagnati detenuti’. Una dichiarazione inquietante e razzista se pensiamo che è pronunciata da chi dovrebbe occuparsi di gestire i nostri istituti minorili. Anche qui il Capo Dipartimento omette di dire (o forse non sa) che il tasso di sovraffollamento è esploso a causa del Decreto Caivano, voluto dal Governo Meloni. Non lo diciamo noi Radicali: lo dicono i dati, gli osservatori, i funzionari e il personale. Non basta dire, e lo si fa da anni, che Treviso chiuderà a breve quando le condizioni inumane e degradanti che rappresentano uno sfregio a più basilari principi costituzionali oggi sono in essere. In ultimo il Capo Dipartimento ignora che le nostre proposte sono note da anni, ma ignorante da una politica securitaria che sta facendo esplodere la giustizia minorile. Amnistia e indulto, depenalizzazioni, codice penale minimo, pene alternative sono l’unico modo per gestire un sistema al collasso e per rendere più umana ed efficace la funzione della pena” conclude il Segretario.