Luciano Capone ci ha dimostrato che criticare un magistrato (o un ministro) non solo è possibile, ma necessario. L’archiviazione della querela di Piercamillo Davigo contro Luciano Capone de Il Foglio rappresenta un’importante vittoria per la libertà di stampa e il diritto alla critica giornalistica.
Il tentativo di affermare una correlazione tra critica e diffamazione, come ha fatto Davigo e come sta tentando di fare il Ministro Urso con una denuncia sempre a carico di Capone, del direttore del Foglio Cerasa, di Annarita Digiorgio e Andrea Ruggieri del Riformista, colpevoli di aver coniato il soprannome “Adolfo Urss”, in riferimento alle sue politiche industriali stataliste, significa minare i principi fondamentali della libertà di espressione.
Come evidenziato recentemente in un articolo dal Financial Times, la denuncia di Urso è emblematica di un clima di crescente intolleranza verso le critiche, con il governo Meloni accusato di intimidire i giornalisti attraverso azioni legali. Ma il diritto alla critica, anche aspra, è un pilastro irrinunciabile della democrazia.
Luciano Capone ci ha dimostrato che criticare un magistrato o un ministro non solo è possibile, ma necessario. La libertà di espressione non può e non deve essere compromessa da chi tenta di equiparare la critica alla diffamazione, negando così il diritto dei cittadini di essere informati e dei giornalisti di svolgere il proprio ruolo con indipendenza e fermezza: la critica giornalistica rimane uno strumento fondamentale per il controllo democratico e per la tutela dei nostri diritti costituzionali.
Lo dichiara in una nota Matteo Hallissey-Segretario Radicali Italiani