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Ecuador: il proibizionismo fa una vittima illustre

Il Pubblico Ministero Cesar Suarez è stato assassinato da un commando mentre si recava in tribunale, stava indagando sull’assalto agli studi TV.

La spirale di violenza in Ecuador non si placa, anzi una vittima illustre si aggiunge alla lunga lista dei lutti causati dal proibizionismo.

Il PM Cesar Suarez è stato freddato da un commando di sicari nella città portuale di Guayaquil, centro nevralgico nella lotta contro il narcotraffico, mentre si trovava in macchina verso il tribunale.

Era il pubblico ministero a capo d’importanti inchieste sulla corruzione e sulla criminalità organizzata.

Nonostante numerose minacce di morte ricevute il giurista non aveva ancora ricevuto la scorta.

l’Ecuador è passato nel giro di pochi anni dall’essere il paese più pacifico nel continente latino-americano a uno dei più pericolosi con un tasso di omicidi annuo poco invidiabile, questa rapida trasformazione è stata causata dallo spostamento delle rotte dei narcotrafficanti per esportare la cocaina verso gli Stati Uniti d’America-Canada, l’Europa e l’Australia. Con lo spostamento delle rotte del narcotraffico l’Ecuador è stato interessato da un vasto e radicale fenomeno d’insediamento dei cartelli messicani e gruppi mafiosi stranieri, da evidenziare come la ndrangheta insieme alla mala albanese controllino il traffico verso l’Europa.

Appare evidente che il conflitto sarà lunghissimo e sanguinoso, basti pensare che la polizia ecuadoregna può contare solo su 57.000 effettivi mentre il solo cartello dei Choneros ha 8000 uomini.

L’ennesima tragedia annunciata per il controllo delle rotte della cocaina verso i paesi consumatori deve portare a un cambio di approccio a livello internazionale, consigliato anche dalla ‘Commission on Drug Policy’ i cui membri optano per la riduzione del danno e un processo che porti alla legalizzazione, nella completa e necessaria revisione dei trattati internazionali sulle droghe, che dobbiamo iniziare con forza a dire che violano i Diritti Umani delle persone.

Lo dichiarano in una nota Federica Valcauda e Jacopo Vasini membri di direzione di Radicali Italiani.