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Ecuador in stato di emergenza, colpa anche del proibizionismo

L’Ecuador è in Stato di emergenza, e il proibizionismo c’entra più che mai. Il nuovo Presidente dell’Ecuador dichiarò in novembre, nel suo insediamento, di voler combattere il narcotraffico, diventato una piaga nel paese a causa del potente cartello dei Choneros, che ha relazioni strette con il cartello messicano di Sinaloa.

Questa dichiarazione ha posto sull’attenti i narcotrafficanti, visto l’importante aumento di produzione di cocaina di questo paese, che mantiene inevitabilmente numerose famiglie, in completa violazione dei diritti umani.

Ieri sono arrivate notizie più precise sulla fuga dal carcere di Adolfo Macias, il più grande narcotrafficante dell’Ecuador, capo del cartello de Los Choneros.

Uomini armati hanno bloccato un programma televisivo, con l’inizio di un conflitto armato interno al paese, tanto da far dichiarare lo stato di emergenza nazionale per 60 giorni.

Quest’estate il candidato Presidente Villavicencio veniva barbaramente ucciso dai narcos de Los Choneros, dopo aver promesso di combattere il narcotraffico!

Mettiamo una piccola postilla di riflessione, anche per il nostro Paese:

nella Relazione al Parlamento sulle Tossicodipendenze pubblicata nel giugno dello scorso anno, vediamo che l’Ecuador (per il 63%) rifornisce il nostro Paese di cocaina più di qualunque altro Paese sudamericano. Questa nuova fuga e l’assassinio di Villavicencio devono portare a un cambio di approccio a livello internazionale, consigliato anche dalla ‘Commission on Drug Policy’ i cui membri optano per la riduzione del danno e un processo che porti alla legalizzazione, nella completa e necessaria revisione dei trattati internazionali sulle droghe, che dobbiamo iniziare con forza a dire che violano i Diritti Umani delle persone.

Lo dichiarano in una nota Federica Valcauda e Jacopo Vasini membri di direzione di Radicali Italiani.