CBD come stupefacente: siamo l’unico paese d’Europa

L’Italia è quel paese che ricerca sempre primati singolari. Spesso poi succede che la politica non dia retta alla scienza (non che, così come la tecnica, vada presa secondo parola magica indipendentemente dai contesti), ma in questo caso l’ideologia e la mancanza di dialogo con gli attori principali mette a rischio posti di lavoro, possibilità di ricerca scientifica, e benessere delle persone che in questi anni hanno utilizzato l’estratto di CBD per le loro patologie.

Se da una parte è giusto che si parli delle differenze di produzione di un prodotto, dove il ‘come’ può essere diverso a seconda che si tratti di un’azienda farmaceutica o di un’azienda di cannabis light che produce anche Olio Cbd, dall’altra parte questa decisione non permette di avere un dialogo serio con i produttori, capire le differenze, senza dover porre necessariamente divieti: la legge del libero mercato e la scelta del consumatore informato deve bastare allo Stato. Soprattutto se lo Stato decreta per legge lo status di stupefacente per la molecola di CBD, cosa che effettivamente secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità non è. Ricordo infatti che questo provvedimento è in contrasto con quella che è la normativa europea in materia di organizzazione del mercato comune e di antitrust, ponendo vincoli anche sul libero mercato per cui vige già una sentenza della Corte di giustizia europea che era intervenuta in Francia, stabilendo che il CBD prodotto in uno Stato membro europeo deve poter circolare anche negli altri paesi. Accadrà che le nostre aziende di cannabis light commerceranno più all’estero che sul nostro territorio?

È indubbio infatti che questa decretazione pone vincoli burocratici alle aziende che lavorano con la canapa, e crea favori lobbistici senza una ragione reale appaltando al settore medico una molecola non stupefacente: piuttosto, se si avesse davvero a cuore ciò che è ‘farmaco’, si dovrebbe aprire il mercato della cannabis terapeutica appaltato dalla sua nascita al monopolio dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze che non riesce a soddisfare la richiesta dei pazienti e, secondo le ultime notizie, versa in condizioni improprie dal punto di vista manutentivo e dell’organico. Ma l’intenzione è stata proprio quella di creare ulteriori problemi al settore della cannabis light, una decisione anacronistica in un periodo storico dove l’EHIA, l’associazione europea per la canapa industriale, ha recentemente chiesto che estratti e CBD naturale vengano considerati addirittura come alimenti tradizionali.

La partita europea sarà dunque centrale per uniformare il mercato e impedire a singoli Stati di prendere decisioni ideologiche o ‘interessate’, dove è evidente la mancanza di volontà del ‘conoscere per deliberare’, mentre si assesta un meccanismo di potere che esclude i deboli anche dai tavoli tecnici costantemente rinviati in questi anni e non convocati.

Folli sono le dichiarazioni di Andrea Pignataro, consulente del Dipartimento per le Politiche Antidroga, che a seguito di questa decisione ha commentato dicendo che: “con questo risultato possiamo salvare la vita di tanti ragazzi e tutelare la loro salute”, dice questo mentre il settore della cannabis light (sostanza senza effetto drogante) risulta dare lavoro a migliaia di giovani in un periodo di crisi economica.

Una simile affermazione è totalmente antiscientifica, priva di sostanza, direi certamente una dichiarazione stupefacente per chi fa il consulente di un Dipartimento così importante.

Così in una nota Federica Valcauda, direzione nazionale Radicali Italiani.