Articolo di Massimiliano Iervolino pubblicato in Cronache Radicali su il Dubbio il 7 marzo 2023
A forza di ripetere una bugia, questa diventa vera. Mai citazione fu più giusta per raccontare quanto segue. Sono diversi anni che i giornali, soprattutto di destra, ma non solo, accusano il Partito Democratico di essere diventato un Partito Radicale di massa per la sua attenzione ai diritti civili a discapito di quelli sociali, proprio come aveva “profetizzato” diversi anni prima il politologo e filosofo Augusto Del Noce.
Tale affermazione negli ultimi giorni è diventata ancora più frequente con la vittoria di Elly Schlein. Per confutarlo basterebbe far notare a coloro che sostengono il “teorema Del Noce” come, nonostante il Partito Democratico sia stato al Governo per diversi lustri, battaglie importanti come quella sul matrimonio egualitario, la legalizzazione della cannabis, l’eutanasia e per un vero diritto all’aborto non iano state ancora vinte. Ma il punto è un altro.
La storia Radicale è molto complessa. Non è possibile sintetizzarla attraverso singole battaglie. Certo, l’opinione pubblica ricorda soprattutto quelle vincenti perché più popolari: aborto, divorzio, obiezione di coscienza e diverse altre. Tuttavia basta leggere il libro i Gianfranco Spadaccia “Il Partito Radicale. Sessanta anni di lotte tra memoria e storia” (Sellerio editore) per capire che c’è molto di più.
Ad esempio, in diversi dimenticano la battaglia Radicale contro un altro teorema, non quello Del Noce ma quello di Pietro Calogero, sostituto procuratore di Padova. Parliamo del processo 7 Aprile 1979 che, secondo Spadaccia, può essere considerata la data di nascita del nuovo giustizialismo italiano che poi ha continuato a dominare la giustizia italiana prima in nome della lotta al terrorismo, poi in nome della lotta alla criminalità organizzata.
A proposito di criminalità organizzata e egli anni ’80, i più non rammentano la storia di Marco Pannella consigliere comunale a Napoli che si batteva per la legalizzazione dell’eroina (non solo della cannabis) intuendo come sia la camorra che la mafia si apprestavano a fare un salto di qualità per i loro loschi affari attraverso quel derivato della morfina, la cui distribuzione incontrollata lascerà migliaia e migliaia di giovani morti per strada. E anche qui la critica al pentitismo e alla scelta giustizialista a discapito di quella antiproibizionista. Quindi il caso Tortora e i referendum sulla “giustizia giusta”.
Cito questi esempi – ma ne potrei nominare tanti altri, non ultima l’iniziativa degli anni ’90 sulla riforma americana delle istituzioni – per sottolineare come la storia Radicale fu soprattutto una visione diversa della società. Oggi l’informazione – in parte con dolo – ne dà una lettura molto ma molto parziale; detto questo, e visto che prende sempre più piede il“teorema Del Noce”, anche noi dirigenti che oggi ci rifacciamo a quella storia dovremmo fare un mea culpa. Ma forse è chiedere troppo.