Intelligence: relazione ottima su Ucraina, pessima su navi ONG

“Caduta di tono nella relazione dell’intelligence. L’approccio accurato e obiettivo sullo scenario russo-ucraino non viene replicato nell’analisi delle dinamiche dell’immigrazione irregolare”, così in una nota Massimiliano Iervolino e Giulio Manfredi, segretario e membro di giunta di Radicali Italiani

La Relazione sul 2022 dei servizi di sicurezza italiani, presentata oggi al Parlamento, è un utile strumento di informazione e studio non solo per gli addetti ai lavori.

La prima parte, dedicata all’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, è ricca di informazioni, spesso non nuove ma che, elencate modo preciso e puntuale, danno il quadro della gravità di tale aggressione: gli attacchi russi hanno danneggiato quasi il 50% dell’infrastruttura energetica ucraina; i civili ucraini uccisi sono stati 7.068, quelli feriti 11.415; 5,9 milioni di sfollati ucraini interni, mentre sono 7,9 milioni i rifugiati ucraini in tutta Europa (praticamente un terzo degli ucraini ha dovuto abbandonare la propria casa).

È un vero peccato che quando la Relazione passa ad affrontare le ‘dinamiche dell’immigrazione irregolare’ assistiamo a una pesante caduta di tono, con un assist smaccato alla campagnia che il governo italiano sta conducendo contro l’attività delle navi delle ONG nel Mediterraneo centrale: “… Attività di soccorso in mare (SAR) nel Mediterraneo.

Sebbene nel corso del 2022 l’incremento più significativo dell’attività di soccorso in mare abbia riguardato le operazioni del Dispositivo istituzionale (ad esempio Frontex, Guardia Costiera, Guardia di Finanza), si registra anche l’aumento del soccorso in mare effettuato dalle navi OnG, principalmente in area SAR libica.

Le attività SAR vengono spesso pubblicizzate sui social network dai facilitatori dell’immigrazione irregolare quale garanzia di maggiore sicurezza del viaggio verso l’Europa. In tale contesto, la presenza di navigli SAR, infatti, rappresenta un vantaggio logistico per le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico dei migranti, permettendo loro di adeguare il modus operandi in funzione della possibilità di ridurre la qualità delle imbarcazioni utilizzate, aumentando correlativamente i profitti illeciti, ma esponendo a più concreto rischio di naufragio le persone imbarcate “(pagina 37).

Rimandando a riflessioni più approfondite, poniamo solo questa domanda provocatoria: visto che si dà per scontato che la presenza di navi agevoli i traffici delle organizzazioni criminali, facciamo rimanere nei porti italiani le imbarcazioni di Frontex, Guardia Costiera e Guardia di Finanza, a cui si deve il maggior numero di salvataggi? Lo ripeteremo fino alla nausea: il vero problema non è la presenza delle navi delle ONG ma è l’assenza di una politica reale sull’immigrazione, sull’integrazione, sia da parte dell’Italia sia da parte dell’intera Unione Europea”, concludono.